Circola in rete una petizione che invita, ironicamente, a trovare un grafico vero per la casa editrice La nave di Teseo (potete leggerla e battervi per questa giusta causa qui). Della singolare bruttezza delle copertine della casa editrice di Elisabetta Sgarbi parla Federico Novaro in ben tre post.
Incuriosita sono andata a cercarmele una ad una queste copertine. E ho scoperto che La Nave di Teseo ancora non ha un sito web (o meglio un sito c'è, ma non è che un abbozzo che rimanda ad un altro sito prossimamente online). E c'è una pagina facebook tristemente monopolizzata da uno di quei commentatori seriali che si chiosano addosso. Poi c'è una E c'è un account twitter, ma se vogliamo scoprire quali sono i libri pubblicati finora l'unico sistema (oltre a recarsi direttamente in libreria) è quello di cercarli su un catalogo di libreria online, io l'ho fatto con IBS.
Insomma, visto che siam qui a raccoglier firme per un grafico, facciamolo anche per trovare qualcuno che si occupi della comunicazione e non dimentichiamoci di un correttore di bozze, che la Bompiani in questo campo ha sempre avuto qualche problemino.
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giovedì 28 aprile 2016
mercoledì 11 marzo 2015
Sesso, bugie e sottomissione
Tranquilli, parliamo di titoli di libri
Oggi è arrivato in biblioteca il libro di Eric Zemmour Sii sottomesso. La virilità che ci consegna all'Islam. La prima cosa che ho pensato è che era l'ennesimo titolo che mi capitava sottomano con parole come sottomissione, sottomesso/a. Poi mi sono chiesta se non fosse una mia impressione e ho fatto un po' di ricerche consultando qualche catalogo.
Il volume in questione viene descritto come un pamphlet choc che "si scaglia contro la devirilizzazione dell'uomo europeo e il suicidio della società occidentale" (Ansa). Immediato il riferimento all'ultimo romanzo di Houellebecq, Sottomissione. Anche perché i due scrittori sono accomunati dall'essere entrambi sotto scorta dopo la strage a Charlie Hebdo.
Si ha l'impressione che si tratti di un testo nuovo, appena scritto, magari sull'onda degli ultimi avvenimenti, e invece scopro che il titolo originale è Le premiere sexe, che è stato pubblicato per la prima volta in Francia nel 2006 ed in seguito nel 2009. Scopro anche che il libro era già stato pubblicato in Italia, nel 2007 col titolo L'uomo maschio.
Insomma una operazione furbetta della casa editrice che in entrambe le edizioni italiane ha preferito cancellare qualsiasi, evidente, riferimento a Le deuxième sexe di Simone De Beauvoir, e aggiungerne, in quella più recente, uno all'Islam inesistente nell'originale.
Se il titolo riecheggia quello del romanzo di Houellebecq, copia invece spudoratamente Sposati e sii sottomessa. Pratica estrema per donne senza paura di Costanza Miriano, pubblicato per la prima volta nel 2011. Il libro, di cui è bello prendersi gioco argutamente con amici bibliotecari, e non, su facebook, propone un'idea dei rapporti matrimoniali che anche la mia bisnonna ferrarese avrebbe giudicato ridicola, anacronistica e pericolosa.
Continuando a cercare (i cataloghi sono una cosa meravigliosa) e andando a ritroso nel tempo, scopro che, solo nel 2013, in Italia sono stati pubblicati:
Sottomessa al piacere di Beth Kery (titolo originale Sweet restraint)
Sottomessa di Lora Leigh, (titolo originale Surrender)
Sottomessa per amore di Nichi Hodgson (titolo originale Bound to you)
e nel 2012:
Diario di una sottomessa: La vera storia di un risveglio sessuale di Sophie Morgan (titolo originale The diary of a submissive)
Tutti libri, come è intuibile dai titoli, nei quali il concetto di sottomissione ha una forte connotazione erotica e direi anche positiva. Ricordo, per inciso, che nel 2012 è stata pubblicata in Italia la trilogia delle 50 sfumature.
Continuando il mio viaggio a ritroso nel tempo dal 2011 il termine sottomissione scompare dai titoli dei libri per ricomparire nel 2007 e nei due anni immediatamente precedenti ma completamente privo di ogni connotazione erotica e positiva. Nel 2007 esce Né puttane né sottomesse di Fadela Amara, che racconta la storia di un movimento nato nelle banlieues per denunciare il dilagare del maschilismo e della violenza, nel 2006 Sottomesse. La violenza sulle donne nella coppia di Marie-France Hirigoyen e nel 2005 Non sottomessa. Contro la segregazione nella società islamica di Ayaan Hirsi Ali.
Poi, praticamente, più nulla, se si eccettua, nel 1988, Non puoi tenere sottomessa una donna in gamba di Alice Walker.
Ora io non saprei dire esattamente cosa significhi tutto questo. Forse che i cataloghi oltre ad essere meravigliosi la sanno lunga e a saperli leggere raccontano molto della storia della nostra editoria, delle nostre biblioteche ed anche della nostra società. Associare al termine sottomessa, che significa essere piegati al volere di altri, le parole amore, piacere, matrimonio o aggiungere al titolo di un libro riferimenti all'Islam e alla paura di esserne sottomessi, non sono semplici operazioni editoriali, non sono atti neutri, suggeriscono nuove interpretazioni, producono nuovi significati. Insomma "le parole sono importanti" e di conseguenza anche i titoli dei libri. E parole e titoli dei libri vanno usati con proprietà e maneggiati con cura.
giovedì 6 novembre 2014
#unlibroèunlibro?
- Dimostrare che una storia è una storia, indipendentemente dal supporto di lettura.
- Favorire la diffusione del libro attraverso le nuove tecnologie (il nostro Paese è al penultimo posto in Europa per indice di lettura).
- Sensibilizzare gli altri Paesi europei sfruttando la presidenza italiana di turno in questo semestre presso l’Unione Europea.
- Porre fine alla discriminazione tra libro ed ebook prevedendo lo stesso trattamento fiscale, in Italia e in Europa.
Concretamente per aderire si dovrebbe girare il pollice verso il basso, scattarsi una foto e condividerla su Twitter o Instagrama con l'hastag #unlibroèunlibro.
Lo scopo immediato è quello di equiparare l'IVA applicata alla vendita degli ebook (attualmente al 22%) a quella applicata alla vendita dei libri cartacei (al 4%)
Un paio di cose in ordine sparso:
La campagna è promossa dall'Associazione Italiana Editori ma, dopo aver girovagato per il sito in lungo in largo, non mi risulta ve ne sia menzione. Lo so la notizia è facilmente desumibile da altre fonti, ma visto che eventualmente dovrei fotografarmi col pollice verso mi piacerebbe almeno sapere per chi lo sto facendo.
Su questa sottile ambiguità, ma anche sulle differenze di utilizzo di libri di carta ed ebook potete leggere Il marketing nascosto dell'IVA sui libri di Massimo Mantellini. Mantellini risponde anche a Giulio Mozzi che su Vibrisse ha scritto un pezzo piuttosto polemico sostenendo che la campagna del 4% faccia esclusivamente l'interesse degli editori. "I lettori quindi – che, essendo clienti degli editori hanno il dovere di considerare gli editori come dei nemici: gente che cerca di massimizzare il profitto a spese loro – farebbero meglio ad astenersi. Secondo me."
Ma c'è un'altra questione piuttosto interessante: davvero un ebook è equiparabile un libro di carta? Secondo alcuni addetti ai lavori come, ad esempio Fabrizio Venerandi e Francesco Leonetti le cose non stanno esattamente così.
Saccheggio la pagina Facebook di Leonetti
Mi piace l'iniziativa di promuovere il consumo di prodotti "culturali" anche tramite agevolazioni e incentivi fiscali. Ma non mi piace l'idea che qui si vuole far passare.
Un ebook NON è un libro. Per quanto molti editori, e soprattutto autori, continuando pervicacemente a scrivere ebook riproducendo di fatto il libro di carta, contribuiscano a darci questa impressione: che un ebook sia un book.
No. Un ebook NON è un book. Questo implica:
- che un ebook non deve necessariamente costare meno del libro di carta. Dipende. Se è mera trasposizione del libro di carta, allora dovrebbe essere dato addirittura gratis a chi ha comprato il libro di carta.
- che l'esperienza che si fa con un ebook non è necessariamente identica a quella data dal book. [...]
Ecco, gli ebook, quando non fanno altro che riportare le stesse pagine del libro di carta in un formato digitale, realizzano un assurdo. Però la cosa non viene molto percepita come assurda. Perché è insinuata l'idea che l'ebook è un book. Ma è un'idea sbagliata. È un'idea che vi fa perdere tutto il bello, emozionante, potenziale spettacolo che un vero ebook potrebbe darvi.
Addenda
non riuscivo a recuperare le cose scritte a Venerandi (probabilmente su Facebook, ho poca memoria) poi mezz'ora fa mi hanno segnalato il suo Quanta iva dare agli ebook? E gli ebook sono davvero libri? su Nazione indiana.
domenica 23 marzo 2014
Tutto va ben, madama la marchesa
Volevo scrivere un post sugli ultimi sconsolanti dati Nielsen sulla lettura: crollo sia della percentuale di lettori di libri (dal 49% al 43% in due anni) che di acquirenti (dal 44% al 37% sempre in due anni), li potete leggere qui, sul sito del Cepell, poi ho trovato in giro analisi molto interessanti e migliori di quelle che avrei potuto scrivere io.
Le riflessioni di Gino Roncaglia (le trovate sul suo profilo facebook) sulla granularità e frammentarietà dei contenuti multimediali che su social network e dispositivi mobili fanno concorrenza alla lettura "tradizionale" senza che, per il momento, si siano diffuse forme di "testualità digitale complessa" come gli enhanced book.
Quelle apocalittiche (e in ogni caso si tratterebbe di apocalisse annunciata da moltissimo tempo) di Loredana Lipperini sulla perdita della capacità di lettura e quelle di Luca Sofri sulla sempre maggiore marginalità del libro nella nostra società.
Insomma consapevole di non aver nulla di particolarmente interessante da dire sulla questione sono uscita e sono andata a fare un giro in libreria dove mi sono imbattuta in questa meraviglia fresca fresca di stampa: Come diventare marchesa ed esserlo in tutte le occasioni della vita.
Ha ragione Dino Baldi: La passione degli italiani per la lettura è veramente inspiegabile
Le riflessioni di Gino Roncaglia (le trovate sul suo profilo facebook) sulla granularità e frammentarietà dei contenuti multimediali che su social network e dispositivi mobili fanno concorrenza alla lettura "tradizionale" senza che, per il momento, si siano diffuse forme di "testualità digitale complessa" come gli enhanced book.
Quelle apocalittiche (e in ogni caso si tratterebbe di apocalisse annunciata da moltissimo tempo) di Loredana Lipperini sulla perdita della capacità di lettura e quelle di Luca Sofri sulla sempre maggiore marginalità del libro nella nostra società.
Insomma consapevole di non aver nulla di particolarmente interessante da dire sulla questione sono uscita e sono andata a fare un giro in libreria dove mi sono imbattuta in questa meraviglia fresca fresca di stampa: Come diventare marchesa ed esserlo in tutte le occasioni della vita.
Ha ragione Dino Baldi: La passione degli italiani per la lettura è veramente inspiegabile
mercoledì 5 febbraio 2014
Self publishing, self promotion, self control please
Negli ultimi quattro giorni un signore che legge questo blog mi ha mandato una trentina di mail per invitarmi a leggere la sua prima e, al momento, ultima opera letteraria, autopubblicata.
Non si tratta di un errore del computer, non so un invio multiplo, o di una circostanza casuale, ponete che il gatto abbia passeggiato inavvertitamente sulla tastiera spingendo una trentina di volte il tasto invio, ma di una strategia ben precisa: le mail sono differenti ad alcune è allegato un booktrailer della durata di parecchi minuti, ad altre uno spot più breve, in altre vi è un semplice invito, in altre ancora una richiesta di recensione.
Ora a parte il fatto che, come ho già scritto tempo fa, non accetto consigli di lettura dagli sconosciuti e non scrivo recensioni, vorrei chiarire alcune cose:
- gentile signore non è che siccome, come lei stesso ha ammesso, legge il mio blog, ritiene che io debba contraccambiare leggendo il suo ebook? Abbia pazienza, se per caso fosse incorso in questo equivoco, smetta di leggermi e siamo pari.
- non pensa sarebbe il caso di cominciare a scrivere un altro romanzo? Basta con la promozione del primo. Si concentri accenda il computer, ma stacchi la connessione internet, e cominci a scrivere. poi dopo la prima stesura legga e riscriva, legga e riscriva. E' un lavoro duro, può durare anni, non si distragga e soprattutto, nel frattempo, non spedisca mail.
- dove ha pescato la sua strategia di autopromozione? Dagli operatori dei call center? Quelli che telefonano proprio quando stai per scolare la pasta o mentre stai per uscire di casa già in ritardo?
Pensa veramente che se non leggo il suo ebook dopo la prima mail abbia qualche voglia di leggerlo dopo che me ne ha spedite 10, 20 o 30?
A questo punto se anche il suo libro fosse l'ultimo rimasto sulla terra non lo leggerei. Leggerei piuttosto il bugiardino del flurbiprofene, l'orario del treno (lo faceva anche Proust, self publisher anche lui) il manuale di istruzioni della lavastoviglie.
Ma siccome voglio esser costruttiva chiedo a quelli che fanno scuola di self publishing: ma la mettete vero nei vostri corsi una parte su come promuoversi senza molestare?
Se mi chiamate vi vengo ad aiutare. Faccio il caso umano: la vittima di stalking letterario.
Non si tratta di un errore del computer, non so un invio multiplo, o di una circostanza casuale, ponete che il gatto abbia passeggiato inavvertitamente sulla tastiera spingendo una trentina di volte il tasto invio, ma di una strategia ben precisa: le mail sono differenti ad alcune è allegato un booktrailer della durata di parecchi minuti, ad altre uno spot più breve, in altre vi è un semplice invito, in altre ancora una richiesta di recensione.
Ora a parte il fatto che, come ho già scritto tempo fa, non accetto consigli di lettura dagli sconosciuti e non scrivo recensioni, vorrei chiarire alcune cose:
- gentile signore non è che siccome, come lei stesso ha ammesso, legge il mio blog, ritiene che io debba contraccambiare leggendo il suo ebook? Abbia pazienza, se per caso fosse incorso in questo equivoco, smetta di leggermi e siamo pari.
- non pensa sarebbe il caso di cominciare a scrivere un altro romanzo? Basta con la promozione del primo. Si concentri accenda il computer, ma stacchi la connessione internet, e cominci a scrivere. poi dopo la prima stesura legga e riscriva, legga e riscriva. E' un lavoro duro, può durare anni, non si distragga e soprattutto, nel frattempo, non spedisca mail.
- dove ha pescato la sua strategia di autopromozione? Dagli operatori dei call center? Quelli che telefonano proprio quando stai per scolare la pasta o mentre stai per uscire di casa già in ritardo?
Pensa veramente che se non leggo il suo ebook dopo la prima mail abbia qualche voglia di leggerlo dopo che me ne ha spedite 10, 20 o 30?
A questo punto se anche il suo libro fosse l'ultimo rimasto sulla terra non lo leggerei. Leggerei piuttosto il bugiardino del flurbiprofene, l'orario del treno (lo faceva anche Proust, self publisher anche lui) il manuale di istruzioni della lavastoviglie.
Ma siccome voglio esser costruttiva chiedo a quelli che fanno scuola di self publishing: ma la mettete vero nei vostri corsi una parte su come promuoversi senza molestare?
Se mi chiamate vi vengo ad aiutare. Faccio il caso umano: la vittima di stalking letterario.
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lunedì 3 giugno 2013
Il libro disa(r)mato
![]() |
Robert The - Book gun (2006) |
Si tratta de Il lettore a(r)mato. Vademecum di autodifesa di Luca Ferrieri. Libro attualissimo ma che è stato pubblicato esattamente 20 anni fa.
Era il 1993, il web muoveva, come si suol dire, i primi passi, Domenico Rea vinceva il Premio Strega con Ninfa plebea, veniva pubblicato in Italia Come un romanzo di Daniel Pennac. La collana Centopaginemillelire della Newton Compton, che aveva iniziato le pubblicazioni nell'anno precedente, e i Millelire di Stampa Alternativa, "si affacciavano con prepotenza fra i top ten - tuttolibri doveva varare una categoria apposita che li "isolasse" dagli altri testi , permettendo così il riaffiorare in graduatoria dei pocket tradizionali, altrimenti sommersi da questi supereconomici". (Tirature '93, a cura di Vittorio Spinazzola).
Luca Ferrieri parla di una macchina editoriale i cui 40.000 libri l'anno (oggi sono circa 65.000) sono rovesciati ogni anno sui banchi delle librerie per tenere in vita una macchina sempre più inquinata e sempre più inquinante, una macchina che ha bisogno di rendere sempre più veloce la vita del libro, sempre più deperibile e sostituibile il contenuto, sempre più anonimo, standardizzato, sempre più ignoto il lettore..., avverte della necessità di riportare al centro della teoria e della pratica il lettore reale e mette in guardia dai pericoli di considerare il lettore esclusivamente come un consumatore e il libro come una merce. E ancora considera i danni causati all'industria culturale dalla riduzione della lettura a fruizione, dalla separazione tra la promozione del libro (oggetto che deve venire acquistato) e promozione della lettura. In questo panorama sconsolante nel quale le case editrici hanno rinunciato al loro ruolo di individuazione e selezione delle opere, Ferrieri vede una via d'uscita nella forza dei lettori: Il lettore disarmato può fare del disarmo la sua arma: proprio l'estraneità rispetto ai giochi editoriali, l'esclusione da ogni sede decisionale che non sia quella di vendita/acquisto, possono divenire punti di forza e capovolgersi in coscienza del proprio ruolo di portatore di un'utopia chiamata lettura.
Oggi, è ancora così? Esiste ancora un'utopia chiamata lettura? Vorrei avere la forza visionaria di Ferrieri ma credo che vent'anni di editoria mercantile abbiano ulteriormente abbassato la soglia e che se esistano sacche di resistenza di portatori di lettura, ad essere completamente disarmato sia il libro che ha perso capacità di attrarre, sedurre, essere punto di riferimento.
Negli ultimi mesi, mio malgrado, ho passato molto tempo nelle sale d'attesa di vari reparti dell'ospedale della mia città. In quasi tutte una bella libreria con una selezione anche accurata, non banale, di libri ed audiolibri. Volumi nuovissimi mai toccati, spesso aperti per la prima volta da me. Qui ho capito che il libro è diventato un oggetto sconosciuto, privo di forza.
Una libreria e, davanti ad essa, a pochissima distanza tre persone sedute. E il tempo. Il tempo lunghissimo, metafisico dell'attesa: alzarsi, sedersi, controllo del cellulare, rialzarsi, due passi, uno sguardo fuori dalla finestra, attenta analisi del contenuto del distributore bevande, di nuovo a sedere, due parole sul tempo, è una eterna mezza stagione, signora mia, e quanto ci mettono, non finiscono più.
Allo scaffale e ai suoi libri nemmeno uno sguardo. Completamente invisibili, totalmente disarmati.
venerdì 30 novembre 2012
Loro si scusano
(ma non per questo è meno profondo il mio scontento)
Nel mio post precedente, Di refusi editoriali, scansioni bruttissime e del mio profondo scontento, raccontavo delle mie disavventure con un e-book della casa editrice Bompiani. E-book di pessima fattura, figlio di una edizione cartacea altrettanto pessima, figlia quest'ultima, a sua volta, di una vecchia edizione Mondadori di ottima qualità.
Lo raccontavo sotto forma di lettera ad Elisabetta Sgarbi, lettera che le ho effettivamente inviato, attraverso il sito della casa editrice senza ottenere risposta.
Qualche giorno dopo Ciccio Rigoli, il bravissimo libraio di Ultima Books, nel blog La voce dei Librai, Cari editori, non fateli proprio gli ebook, racconta un paio di casi di pessime realizzazione di ebook fra i quali il mio e decide di togliere L'inverno del nostro scontento dai consigli del mese
Anche per questo noi librai abbiamo deciso di toglierlo dai consigli del mese, giudicandolo indegno. Non possiamo toglierlo dalla vendita, ma eviteremo accuratamente di pubblicizzarlo d’ora in poi. Ci scusiamo se non ce n’eravamo accorti prima, ma l’avevamo letto tempo fa in cartaceo, per questo eravamo molto contenti ci fosse anche la versione digitale.Nel frattempo se ne parla anche in Baionette librarie e in Writer's Dream, insomma non voglio dire che questo fatterello sia diventato un caso ma ha certamente raggiunto la manzoniana soglia dei 25 lettori.
Scrivo anche sulla pagina facebook della Bompiani e su Twitter ma anche in questo caso nessuna risposta, provo quindi vie più tradizionali e contatto l'ufficio stampa della casa editrice che, finalmente, mi risponde molto velocemente. O molto sbrigativamente, giudicate voi:
sono dispiaciuta, purtroppo ci sono stati problemi con quell'edizione. Li stiamo tuttavia risolvendo e aggiorneremo i file quanto primaSeguono i saluti, per carità, cordiali.
Sinceramente non mi sembra molto, avrei alcune domande (che immagino non avranno risposta) da rivolgere alla Bompiani:
- quando i file saranno aggiornati ci sarà la possibilità di scaricarli nuovamente nella versione corretta?
- pensate di correggere anche l'edizione cartacee e di sostituire le copie coi refusi? Con che modalità?
- cosa pensate di fare con altre edizioni cartacee e digitali di scarsa qualità che avete pubblicato?
Per quanto riguarda i miei acquisti personali certamente non acquisterò più libri Bompiani. Ma anche per quanto riguarda gli acquisti che effettuo per la biblioteca per la quale lavoro non potrò non tenere in considerazione la scarsa qualità dei prodotti della casa editrice e la scarsa considerazione dimostrata nei confronti dei lettori
mercoledì 14 novembre 2012
Di refusi editoriali, scansioni bruttissime e del mio profondo scontento
qualche giorno fa ho acquistato un e-book della Bompiani, la casa editrice da lei diretta: John Steinbeck, L’inverno del nostro scontento. Un grande autore, la traduzione di Luciano Bianciardi, una casa editrice prestigiosa, pensavo di andare sul sicuro.
E invece un disastro. Nel solo primo capitolo almeno cinque refusi. Difficile imputarli all’e-book, avevo già letto la pessima versione elettronica di Storia della mia gente di Nesi con salti di righe, paragrafi non allineati, punteggiatura ballerina.
In questo caso si tratta di accenti (cercò invece di cerco, li invece di lì), parole incomprensibili (Fiu invece di Più, sfamo invece di siamo) un misterioso ri. chiuse.
Insomma sono andata a vedere l’edizione cartacea (Tascabili Bompiani 2011) dove ho ritrovato esattamente gli stessi errori.
A questo punto (i bibliotecari son tipi pignolini) negli scaffali di casa mia ho trovato una bella edizione Oscar Mondadori di mio marito (che ovviamente se la ride). Senza errori ma con alcune particolarità: quello che nel 2011 è un cercò accentato nel 1966 era un cerco con la o con una sbavatura tipografica, il misterioso ri. chiuse deriva da un richiuse con la lineetta dopo la prima sillaba che segnala l’andare a capo.
Mi pare evidente che l’edizione Bompiani sia stata creata, e creata malamente, scansionando una precedente edizione Mondadori, io non so se sia una pratica diffusa, so solo che in questo modo si offendono Steinbeck, Bianciardi, e tutti i lettori che come me hanno acquistato il libro.
Gentile Elisabetta Sgarbi non so se leggerà mai questa mia nota, proverò a postarla anche sul suo forum, ma vedo che è fermo al 2010 e, mi perdoni, c’è qualche refuso anche lì.
La saluto con alcuni commenti lasciati dai lettori de L’inverno del nostro scontento su Anobii
nota all'editore:
caro signor bornpiani, quando peròe il file con il testo di un libro che vuole ripubblicare e lo recupera da una scansione di una oopia veccbia, abbia il buon cuore di far passare il r sultato attraverso un correttore autornatico, almeno.
Attenzione: questa edizione è piena zeppa di errori di stampa e refusi
l'edizione in questione e piena di una valanga di errori di battitura ... sfiancante
E' stata una lettura noiosa e difficile soprattutto per i numerosi refusi presenti nell'edizione de I Tascabili Bompiani: in alcuni punti era difficile anche capire il senso della frase.
Quest'edizione Bompiani, inoltre, è piena di refusi e fastidiosi errori di stampa.
domenica 7 ottobre 2012
fra le righe
Qualche giorno in viaggio fra Toscana e Romagna ho finito di leggere Tramonto e polvere di Lansdale. In e-book.
Un inizio decisamente folgorante e poi una storia ben congegnata e furbetta, continue strizzatine d'occhio al lettore, insomma niente di particolare ma comunque una lettura piacevole per un viaggio in treno, pensavo, prima di affrontare l'ultima parte del romanzo: pastrocchiata, confusa e a tratti di difficile comprensione.
Ho dato la colpa alla stanchezza e ho provato a rileggere le ultime pagine con più attenzione, concentrandomi, ma la sensazione di confusione è rimasta.
Eppure dovrebbe essere la parte più avvincente: il ritmo si fa più serrato, ci si avvicina allo scontro finale fra "buoni" e "cattivi". Se fossimo in un un film vedremmo un montaggio alternato delle loro azioni: i buoni che si nascondono, i cattivi che scoprono il loro nascondiglio, i buoni che scappano, i cattivi che li inseguono...
Nell'e-book invece una lunghissima descrizione degli eventi senza soluzione di continuità senza comprendere, a volte, dove ci si trova e con chi.
Poi ho capito e per esserne certa ieri ho cercato il libro cartaceo in biblioteca e ho avuto la conferma.
Nell'e-book mancano le interlinee vuote che separano i paragrafi. Spazi che sono fondamentali perché introducono al cambio di scena e di prospettiva, rallentano il ritmo della narrazione proprio quando è al suo culmine per poi farlo ripartire con più slancio. Spazi che sono dei veri e propri respiri profondi.
E nell'e-book non ci sono.
Sciatteria, negligenza, vera propria incapacità di che ha confezionato l'edizione elettronica? Non saprei, probabilmente un misto di tutto questo, certamente scarso rispetto per il lettore e per lo scrittore ed anche scarso rispetto per il proprio lavoro.
Sollecitudine e amore, amore ci vuole al lavoro (Elio Pagliarani, La ragazza Carla)
Un inizio decisamente folgorante e poi una storia ben congegnata e furbetta, continue strizzatine d'occhio al lettore, insomma niente di particolare ma comunque una lettura piacevole per un viaggio in treno, pensavo, prima di affrontare l'ultima parte del romanzo: pastrocchiata, confusa e a tratti di difficile comprensione.
Ho dato la colpa alla stanchezza e ho provato a rileggere le ultime pagine con più attenzione, concentrandomi, ma la sensazione di confusione è rimasta.
Eppure dovrebbe essere la parte più avvincente: il ritmo si fa più serrato, ci si avvicina allo scontro finale fra "buoni" e "cattivi". Se fossimo in un un film vedremmo un montaggio alternato delle loro azioni: i buoni che si nascondono, i cattivi che scoprono il loro nascondiglio, i buoni che scappano, i cattivi che li inseguono...
Nell'e-book invece una lunghissima descrizione degli eventi senza soluzione di continuità senza comprendere, a volte, dove ci si trova e con chi.
Poi ho capito e per esserne certa ieri ho cercato il libro cartaceo in biblioteca e ho avuto la conferma.
Nell'e-book mancano le interlinee vuote che separano i paragrafi. Spazi che sono fondamentali perché introducono al cambio di scena e di prospettiva, rallentano il ritmo della narrazione proprio quando è al suo culmine per poi farlo ripartire con più slancio. Spazi che sono dei veri e propri respiri profondi.
E nell'e-book non ci sono.
Sciatteria, negligenza, vera propria incapacità di che ha confezionato l'edizione elettronica? Non saprei, probabilmente un misto di tutto questo, certamente scarso rispetto per il lettore e per lo scrittore ed anche scarso rispetto per il proprio lavoro.
Sollecitudine e amore, amore ci vuole al lavoro (Elio Pagliarani, La ragazza Carla)
domenica 9 settembre 2012
la letteratura con la pummarola 'ncoppa
Su il Post c’è un bell’articolo, Il profumo della carta. L’autrice,
Chiara Lino, si chiede quanto debba costare, quale sia il prezzo giusto di un
ebook. Nel porre la domanda su twitter è nato un botta e risposta con alcuni
rappresentanti della casa editrice Neri Pozza che vi consiglio vivamente di
andare a leggere. Non cercatelo su twitter, però, perché pare che per una
oscura politica aziendale tutti gli
scambi vengano periodicamente cancellati, ma qui.
La tesi è nota e un po’ vecchiotta: i prezzi sono alti per
difendere la qualità.
Ma non è questa la
parte più interessante. Quello che veramente illumina sull’atteggiamento e le
posizioni di certa editoria sono l’arroganza, la spocchia e la maleducazione
che contraddistinguono i tweet di Neri Pozza.
Alla giornalista sono state date risposte come “non vogliamo trattare la
letteratura come pummarole a basso prezzo”, “non vendiamo libri a meno di due
pummarole”, e ad un ulteriore richiesta
di spiegazioni, “vada in una libreria, è un bel posto, sa, in cui le
spiegheranno tutto con calma”
All’articolo sul post seguono vari commenti, fra i quali uno
di Giuseppe Russo, direttore editoriale di Neri Pozza, che spiega l’accaduto in
questo modo
Deve preliminarmente sapere che i suoi interlocutori NP in Twitter sono giovani che hanno così a cuore il progetto editoriale della casa editrice da difenderlo con irruenza non sempre controllata. Io non avrei usato gli stessi toni, anche se naturalmente condivido il contenuto delle loro affermazioni in toto. (…) Poiché però lei ha usato sempre un tono civile e cortese, e mi sembra interessata davvero a comprendere la nostra posizione su prezzi e ebook, eccomi qui con alcune mie considerazioni. Vi è, a mio parere, alla base della forte contrapposizione probabilmente una differenza, per usare un termine in disuso, “ideologica” non confessata: i giovani interlocutori NP divorano i libri di critica della modernità, e probabilmente per lei e i suoi altrettanto giovani amici la modernità con tutte le sue innovazioni va invece abbracciata in pieno.
In Veneto liquiderebbero il commento di Russo con un bel “l’è
peso el tacon del buso”.
Non è una questione di irruenza giovanile ma di qualità,
parola di cui la casa editrice si fa vanto e che pertanto dovrebbe
contraddistinguerne tutti gli aspetti e di professionalità, parolone il cui
elevatissimo utilizzo è inversamente proporzionale alla sua applicazione. Twitter non è obbligatorio ma non è un
simpatico giochino con cui prendere a schiaffoni i lettori, bensì uno strumento
di comunicazione con alcune regole precise.
E ancora Russo elargisce considerazioni in virtù del fatto
che Chiara Lino ha usato un tono civile e cortese. E se per suo carattere
personale, per la difficoltà ad articolare concetti in pochi caratteri fosse
stata un po’ brusca, non sarebbe stata degna di considerazione?
Insomma sarebbe un po’ come se io, che faccio la
bibliotecaria e detesto i libri di Baricco (non ci posso fare niente, è più
forte di me, non li reggo proprio) tutte le volte che me ne chiedono uno
cominciassi a strillare “questa è una biblioteca teniamo letteratura, non
pummarole, se ne vada al supermercato!”. O se rispondessi solo alle persone che
mi si rivolgono con tono cortese.
E poi c’è la questione giovanile e “ideologica”. Da una
parte i critici della modernità e dall’altra i giovani che della modernità
abbracciano in pieno le innovazioni. (Su questo leggetevi anche il commento di Iscarlets che mette in evidenza alcuni nodi fondamentali)
Ma su quali basi Russo dice queste cose? Ha dati,
statistiche, numeri che confermino questa
sua teoria? Mi piacerebbe sapere chi acquista e utilizza i device, se sono una
questione generazionale. Circa un anno fa Renzo Ginepro, direttore commerciale
di Adelphi, sosteneva praticamente l’opposto (se ne parlava qui e qui). E, in ogni caso, porre la
questione in questi termini così limitanti non vuole forse dire pregiudicarsi delle
fette di mercato?
Insomma non solo twitter non è obbligatorio, non lo è
neppure produrre e-book. Certo che se si decide di farlo bisognerebbe provare a farlo anche per venderli e non arroccandosi su posizioni di chiusura e di rifiuto.
Intanto il 6 settembre scorso 451 intellettuali, editori, operatori del settore hanno firmato l'appello Le livre face au piège de la marchandisation, sbrigativamente tradotto da Repubblica "Salviamo i libri dal mercato 2.0" L'appello è come i soliti appelli, uno sguardo nostalgico al passato, una avversione decisamente forte alla "macchina del progresso cieco" (E i commenti dei lettori non sono stati teneri: c'è chi ha fatto riferimento alla non verdissima età di alcuni dei firmatari e chi, più sbrigativamente li ha chiamati zombi). C'è anche però, e questo mi sembra decisamente interessante, una chiamata ad unirsi per difendere innanzitutto la qualità, la dignità e la remunerazione del lavoro culturale e per costruire e progettare insieme.
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domenica 10 giugno 2012
Del prezzo dei libri (ancora)
Su Domenica, supplemento culturale del Sole 24 Ore di oggi, nella rubrica Fermo Posta, la signora Lorella Badioli, lettrice forte da 7-8 libri al mese, insegnante di scuola media superiore lamenta l'introduzione della "sciagurata" Legge Levi che introducendo il tetto del 15% agli sconti sui libri e che, unitamente ad un costo troppo alto dei libri, la costringe da alcuni mesi a dimezzare il numero di volumi acquistati.
Stefano Salis le risponde in maniera articolata ricordandole che in Italia il libri costano meno rispetto ad altri paesi quali USA, Germania e Inghilterra, che non siamo abituati al tascabile in prima uscita (più economico) e che in altri paesi non vi sono sconti o sono molto ridotti, concludendo con un accorato appello alla signora Lorella a stare dalla parte dei librai.
Ovviamente la situazione è complessa, mi permetto comunque di ricordare a Stefano Salis che proprio il suo quotidiano ha pubblicato interessanti tabelle di comparazione fra le retribuzioni europee, e che in base a queste tabelle siamo decisamente agli ultimi posti davanti solamente a Portogallo, Slovenia, Malta e Slovacchia e quindi con un potere d'acquisto fortemente ridotto.
La non abitudine al tascabile in prima uscita, poi, non può essere certamente imputata ai lettori, dal momento che, per quanto ricordi, un prodotto di questo tipo non è mai stato introdotto in Italia, magari proprio perchè il libro rilegato offre maggiori margini di guadagno sia a editori che librai.
Infine altre nazioni hanno introdotto leggi di proibizione o forte riduzione degli sconti, ma molti anni fa. Da allora il mercato editoriale è profondamente cambiato e la Legge Levi corre il rischio "di risultare fortemente controproducente proprio per i soggetti che la legge si proponeva di tutelare: piccola e media editoria e librerie indipendenti" come fa notare Gino Roncaglia in L'editoria fra cartaceo e digitale.
Insomma se proprio dobbiamo schierarci in fazioni e scendere in campo (ma giova a qualcuno questa contrapposizione?) non sono forse le persone come la signora Lorella e tutti gli altri lettori forti ad essere state fino ad ora dalla parte dei librai?
Stefano Salis le risponde in maniera articolata ricordandole che in Italia il libri costano meno rispetto ad altri paesi quali USA, Germania e Inghilterra, che non siamo abituati al tascabile in prima uscita (più economico) e che in altri paesi non vi sono sconti o sono molto ridotti, concludendo con un accorato appello alla signora Lorella a stare dalla parte dei librai.
Ovviamente la situazione è complessa, mi permetto comunque di ricordare a Stefano Salis che proprio il suo quotidiano ha pubblicato interessanti tabelle di comparazione fra le retribuzioni europee, e che in base a queste tabelle siamo decisamente agli ultimi posti davanti solamente a Portogallo, Slovenia, Malta e Slovacchia e quindi con un potere d'acquisto fortemente ridotto.
La non abitudine al tascabile in prima uscita, poi, non può essere certamente imputata ai lettori, dal momento che, per quanto ricordi, un prodotto di questo tipo non è mai stato introdotto in Italia, magari proprio perchè il libro rilegato offre maggiori margini di guadagno sia a editori che librai.
Infine altre nazioni hanno introdotto leggi di proibizione o forte riduzione degli sconti, ma molti anni fa. Da allora il mercato editoriale è profondamente cambiato e la Legge Levi corre il rischio "di risultare fortemente controproducente proprio per i soggetti che la legge si proponeva di tutelare: piccola e media editoria e librerie indipendenti" come fa notare Gino Roncaglia in L'editoria fra cartaceo e digitale.
Insomma se proprio dobbiamo schierarci in fazioni e scendere in campo (ma giova a qualcuno questa contrapposizione?) non sono forse le persone come la signora Lorella e tutti gli altri lettori forti ad essere state fino ad ora dalla parte dei librai?
venerdì 18 maggio 2012
Tutto quello che so sul Salone del libro di Torino l'ho imparato dal parrucchiere
La qualità percepita
Mi incuriosisco e scopro che hanno pubblicato recentemente anche Tiberio Timperi, Emanuele Filiberto di Savoia e Flavia Vento, Parole al vento, decisamente originale. E ancora Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, Carlo Conti, Barbara D'Urso. Paolo Brosio è arrivato al terzo libro su Medjugorje, mentre Antonella Clerici e Benedetta Parodi si sfidano a colpi di ricette.
Nel frattempo pubblicano libri anche tutti i protagonisti del canale televisivo Real Time, in un tripudio di consigli per ristrutturare casa e organizzare matrimoni. E non potevano mancare i consigli delle tate de La 7
E per finire, ma sono convinta che la lista potrebbe continuare, il mio cruccio personale, il libro che in libreria non manco mai di nascondere sotto pile di altri volumi: Denise la cozza, di Luca Zanforlin, autore della trasmissione Amici di Maria De Filippi. Ma in questo caso, visto il titolo, ammetto di essere prevenuta.
mercoledì 9 maggio 2012
Monopolio

Bezos, ovviamente, dipinge il futuro dell’editoria elettronica come il
migliore dei mondi possibili basato su un principio molto semplice, gli
ebook devono essere più economici dei libri di carta, e
sulla convinzione che
Nel business editoriale ci sono solo due attori ad avere il futuro garantito: i lettori — che con gli ebook risparmiano moltissimo, hanno accesso alla loro libreria virtuale in ogni momento e possono scegliere tra una varietà maggiore di titoli e generi — e gli autori, a cui paghiamo il 70% dei diritti. Tutti gli altri devono lavorare per assicurarsi un futuro.
Oggi, su Repubblica, nell’articolo
di Simonetta Fiori” Il “nemico" al Salone,
e nell’intervento di Stefano Mauri, la
risposta degli editori italiani. Bezos è visto come reincarnazione di Attila:
dove passa lui non cresce l’erba. Le accuse che gli vengono rivolte sono
sostanzialmente quelle di aver travolto la distribuzione tradizionale, di aver
insidiato l’editoria cartacea con la crescita degli ebook, spostando il libro di
carta da un ecosistema di riferimento di cui era il centro, di contribuire ad
abbassare il livello delle pubblicazioni con la piattaforma di self-publishing,
bypassando gli editori da sempre garanti della qualità e, soprattutto, di
essere monopolista.
Io vorrei provare ad analizzare questi elementi assumendo un
punto di vista un po’ particolare. Quello di chi sistematicamente o
occasionalmente, per passione per la lettura o per necessità si trovi a dover
acquistare libri in una città di media grandezza come quella in cui vivo e
lavoro.
Forlì ha circa 130.000 abitanti e da molti, troppi anni un’unica
libreria appartenente ad una catena. Inizialmente con una offerta
abbastanza vasta che è andata via via restringendosi col passar del tempo.
Completamente scomparsa la sezione della letteratura e della critica
letteraria, lo spazio dedicato ai libri su cani e gatti è doppio rispetto a
quello riservato alla poesia , abbondano i best seller, mentre case editrici
certamente non sconosciute come Guanda (ad esempio) hanno spazi risicati e
frammentari e non ricordo di aver mai incontrato un Iperborea.
Accade così che anche l’acquisto di testi altrove facilmente reperibili ( Il fu Mattia
Pascal, mi dicevano, un saggio sul Pascoli pubblicato nel 2011 – in terra
pascoliana e nell’anno pascoliano, testi di Verga) debba essere fatto su
ordinazione e richieda dai 5 ai 7 giorni di tempo.
Mi sembra innegabile
che questo regime di monopolio con un’offerta così limitata (che forse terminerà nel
prossimo giugno grazie ad una nuova libreria di un’altra catena) abbia
contribuito a formare il gusto letterario dei forlivesi (e l’argomento meriterebbe di essere
approfondito, così come sarebbe interessante capire anche se e quanto abbia
contribuito a disegnare la fisionomia delle raccolte della biblioteca). Ma mi sembra ancora più evidente che questa è una
situazione ideale per la diffusione del commercio online di libri cartacei e di
ebook.
IBS e Amazon consegnano un
libro in 1-2 giorni. Insomma non c’è bisogno di scomodare Attila quando da anni
si è fatta terra bruciata della distribuzione e quando spesso le librerie di
catena sono di fatto dei monopoli.
Per quanto riguarda l’abbassamento
della qualità dei libri pubblicati, secondo molti il self publishing porterà ad una sorta di bolla dell'editoria fai da te, ma siamo proprio sicuri che l'editoria tradizionale sia garanzia di qualità o non sia andata via via impoverendosi, banalizzandosi, ripetendosi?
Non più tardi di stamattina un'utente della biblioteca, dopo un divertente equivoco sul titolo di un libro (continuavamo a fare confusione fra Il mercante di libri maledetti e Il mercante dei quadri perduti) ha commentato: insomma questi libri hanno i titoli tutti uguali e si assomigliano tutti. Ed è questa opinione oramai di moltissimi lettori, così come moltissimi lamentano il fatto che in televisione, sui giornale si parli sempre degli stessi, pochi titoli che sono poi quelli che campeggiano sui tavoli della libreria
Mi sembra evidente che i lettori chiedano soprattutto due cose: i libri nel momento in cui ne hanno bisogno, velocemente, senza dover attendere troppo a lungo ed una possibilità di scelta la più ampia e variegata possibile.
Ed è innegabile che in questo momento Amazon sia in grado di fornirle entrambe. Forse partire da qui, per gli editori italiani potrebbe non essere una cattiva idea.
lunedì 2 gennaio 2012
La puzza sotto il naso, gli ebook e il marketing
Attenzione, anche questo NON è un post sull'odore della carta.
Volevo regalare un ebook a mio fratello per Natale e comperare qualcosa per me. Avevo in mente vari autori, guarda caso tutti Adelphi, in particolar modo Flaiano. E ho scoperto che nessuno di loro è pubblicato in digitale.
Della sconfortante e sconsolante e aggiungerei sconcertante povertà dell'offerta di e-book in Italia se ne parla in e-letteratura
Per quanto riguarda la situazione di Adelphi, a tre mesi esatti dall'inizio della pubblicazione di ebook la casa editrice non ha a catalogo che una trentina di titoli. Così sono andata a rileggermi le dichiarazioni di Renzo Ginepro, direttore commerciale di Adelphi, "Noi restiamo grandi cultori della carta ma, dopo circa un anno di osservazione del nuovo mercato digitale, abbiamo deciso di entrarci" A convincere Adelphi anche "le richieste arrivateci via email dai clienti storici: Mi piacerebbe avere i vostri libri sull’ereader, quando arriveranno? dicevano"
Così dopo la strategia commerciale di Feltrinelli zoom che fa pagare pezzetti di libri senza aver neppure digitalizzato l'opera completa (vedi qui), ecco il marketing snob e contro voglia di Adelphi che dopo un anno di osservazione comincia a pubblicare ebook perchè lo richiedevano i clienti. Vien da chiedersi dove stessero guardando.
E comunque alla fine Flaiano (Diario notturno) a mio fratello l'ho regalato di carta. E magari è andata pure meglio così. Fosse stato un ebook come avrebbe fatto ad aprirlo a caso?
Volevo regalare un ebook a mio fratello per Natale e comperare qualcosa per me. Avevo in mente vari autori, guarda caso tutti Adelphi, in particolar modo Flaiano. E ho scoperto che nessuno di loro è pubblicato in digitale.
Della sconfortante e sconsolante e aggiungerei sconcertante povertà dell'offerta di e-book in Italia se ne parla in e-letteratura
Per quanto riguarda la situazione di Adelphi, a tre mesi esatti dall'inizio della pubblicazione di ebook la casa editrice non ha a catalogo che una trentina di titoli. Così sono andata a rileggermi le dichiarazioni di Renzo Ginepro, direttore commerciale di Adelphi, "Noi restiamo grandi cultori della carta ma, dopo circa un anno di osservazione del nuovo mercato digitale, abbiamo deciso di entrarci" A convincere Adelphi anche "le richieste arrivateci via email dai clienti storici: Mi piacerebbe avere i vostri libri sull’ereader, quando arriveranno? dicevano"
Così dopo la strategia commerciale di Feltrinelli zoom che fa pagare pezzetti di libri senza aver neppure digitalizzato l'opera completa (vedi qui), ecco il marketing snob e contro voglia di Adelphi che dopo un anno di osservazione comincia a pubblicare ebook perchè lo richiedevano i clienti. Vien da chiedersi dove stessero guardando.
E comunque alla fine Flaiano (Diario notturno) a mio fratello l'ho regalato di carta. E magari è andata pure meglio così. Fosse stato un ebook come avrebbe fatto ad aprirlo a caso?
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