giovedì 31 maggio 2012

Progettare le copertine dei libri non è una cosa da ridere

si che lo é


"Tutte le storie hanno bisogno di una faccia"
Una bellissima e divertente "lezione" di Chip Kidd, uno dei più famosi book designer (avete presente Jurassic Park?), che spiega come nascono le copertine dei libri.
Creare una copertina è "dare forma ad un contenuto e bilanciare con grande attenzione entrambi"
"Una volta che il book designer ha letto il libro ne deve diventare interprete e traduttore"
Ma i creatori di copertine di casa nostra li leggono i libri?


domenica 27 maggio 2012

Bello come Brad Pitt, alla sagra di Camandona


Ancora sulla qualità percepita 

Frasi come  Bello come Brad Pitt, alla sagra di Camandona o Appoggiato come un cowboy alla ringhiera, con la birra in mano, mi fanno più o meno lo stesso effetto che faceva il nome di Frau Blucher ai cavalli, nel film Frankestein junior
Ha ragione Christian Raimo che nel blog minima et moralia pone il problema nello specifico della qualità letteraria del Festival internazionale delle letterature a Massenzio, a Roma e, più in generale, della qualità letteraria di tante pubblicazioni. 
Interessante anche la lunga serie di commenti al post di Raimo, che prendono spunto da un breve testo di Silvia Avallone, letto appunto al festival  di Massenzio e dal quale sono tratte le frasi sul Pitt di Camandona.
Insomma esiste il problema della qualità letteraria di quello che viene pubblicato, è innegabile e se ne parla da tempo.
Una risposta a questo problema tenta di darla, da alcuni anni, anche il progetto pordenonelegge-dedalus che periodicamente stila una classifica dei libri di qualità suddivisa nelle categorie narrativa, poesia, saggistica, altre scritture e una classifica per le opere tradotte di narrativa  e poesia.
Il progetto pordenonelegge-dedalus nasce dall’idea di valorizzare la qualità letteraria, inventando una classifica che glissi i best seller per indicare ai lettori i molti libri che compongono un possibile discorso sulla scrittura contemporanea. Una guida etica e estetica, insomma, alla letteratura.
Della giuria fanno parte scrittori, poeti, critici letterari e, da qualche mese, anche una decina di Gruppi collettivi di lettura. L'intento è quello di reagire ad uno stato di cose in cui
da molto tempo, ormai, che il successo (o l’insuccesso) nelle vendite, di qualsiasi “prodotto culturale”, sembra azzerare a priori ogni possibile discussione sul valore delle opere d’arte, nonché addirittura sui contenuti – gli stili di vita, le visioni del mondo, le aspettative di futuro – che esse da sempre veicolano. Se l’unico valido parametro di misura si affida a quella Provvidenza secolarizzata che il senso comune ha da tempo individuato nel mercato, quello della letteratura – come le altri arti – rischia davvero di ridursi a un ruolo ornamentale.
Giusta l'idea che l'unico metro di valutazione  non possa essere il successo o l'insuccesso delle vendite, ma una classifica che glissi in partenza i best seller non nasce forse da
un pregiudizio assai diffuso nella cultura letteraria novecentesca: se un'opera narrativa, nella fattispecie un romanzo, è piaciuto a molte, troppe persone, ciò vuole dire che è sicuramente un prodotto mediocre, conformista e come tale non merita di essere preso in considerazione dai lettori di classe e quindi dai critici? (Vittorio Spinazzola (Alte tirature. La grande narrativa di intrattenimento in Italia, Il Saggiatore, 2012)
Come lettrice  ho una mia personalissima idea di qualità,  i miei gusti, i miei folli amori e le mie idiosincrasie che saranno frutto, immagino, delle mie precedenti letture, della mia sensibilità, magari del mio livello di istruzione, certamente dell'umore del momento.
Se d'un canto non posso che plaudire a chi rivendica per sé un ruolo di critica militante, offrendo alternative alla tirannia delle leggi di mercato, mi chiedo anche se sia possibile parlare di qualità senza cadere in snobismi, in suddivisioni in lettori di serie A e di serie B (Spinazzola stesso: Ovviamente, va sempre tenuto conto che il lettori di Gadda "valgono" di più di quelli di Liala, in quanto sono in grado di mettere a confronto e scegliere tra le opere dell'uno e quelle dell'altra, mentre non vale il contrario), senza spocchia, senza arroganza di eletti che fanno le letture "giuste".
Come bibliotecaria che si occupa principalmete di lettura e narrativa, poi, le cose si fanno ancora più complicate. Divisa fra il motto di Betty Rosenberg che invita i lettori  a  non giustificarsi per i propri gusti letterari (never apologize for your reading taste) e le richieste dei lettori che invece lamentano ripetitività e scarsa qualità delle pubblicazioni, indecisa negli acquisti fra libri ad alto e sicuro livello di circolazione ma di breve vita ed altri, più duraturi nel tempo ma di minor immediato impatto.

venerdì 18 maggio 2012

Tutto quello che so sul Salone del libro di Torino l'ho imparato dal parrucchiere

La qualità percepita


Mentre alla Fiera del libro di Torino molti editori rivendicavano fortemente  l'importanza del loro ruolo a difesa della qualità delle pubblicazioni,  io dal parrucchiere, sfogliando giornali, scoprivo che Alba Parietti ha scritto un libro, Da qui non se ne va nessuno, che ne ha scritto uno anche Veronica Pivetti, Ho smesso di piangere, ed anche Flavio Insinna, Neanche con un morso all'orecchio.
Mi incuriosisco e scopro che hanno pubblicato recentemente anche Tiberio Timperi, Emanuele Filiberto di Savoia e Flavia Vento, Parole al vento, decisamente originale. E ancora Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, Carlo Conti, Barbara D'Urso. Paolo Brosio è arrivato al terzo libro su Medjugorje, mentre Antonella Clerici e Benedetta Parodi si sfidano a colpi di ricette.
Nel frattempo pubblicano libri anche tutti i protagonisti del canale televisivo Real Time, in un tripudio di consigli per ristrutturare casa e organizzare matrimoni. E non potevano mancare i consigli delle tate de La 7
E per finire, ma sono convinta che la lista potrebbe continuare, il mio cruccio personale, il libro che in libreria non manco mai di nascondere sotto pile di altri volumi: Denise la cozza, di Luca Zanforlin, autore della trasmissione Amici di Maria De Filippi. Ma in questo caso, visto il titolo, ammetto di essere prevenuta.

mercoledì 9 maggio 2012

Monopolio


Su La lettura di domenica scorsa interessante intervista a Jeff  Bezos di Amazon: Il futuro è dei lettori(e degli autori) Gli editori devono sudare.
Bezos, ovviamente, dipinge il  futuro dell’editoria elettronica come il migliore dei mondi possibili basato su un principio molto semplice, gli ebook devono essere più economici dei libri di carta, e sulla convinzione che
Nel business editoriale ci sono solo due attori ad avere il futuro garantito: i lettori — che con gli ebook risparmiano moltissimo, hanno accesso alla loro libreria virtuale in ogni momento e possono scegliere tra una varietà maggiore di titoli e generi — e gli autori, a cui paghiamo il 70% dei diritti. Tutti gli altri devono lavorare per assicurarsi un futuro.

Oggi, su Repubblica,  nell’articolo di Simonetta Fiori”  Il “nemico" al Salone,  e nell’intervento di Stefano Mauri, la risposta degli editori italiani. Bezos è visto come reincarnazione di Attila: dove passa lui non cresce l’erba. Le accuse che gli vengono rivolte sono sostanzialmente quelle di aver travolto la distribuzione tradizionale, di aver insidiato l’editoria cartacea con la crescita degli ebook, spostando il libro di carta da un ecosistema di riferimento di cui era il centro, di contribuire ad abbassare il livello delle pubblicazioni con la piattaforma di self-publishing, bypassando gli editori da sempre garanti della qualità e, soprattutto, di essere monopolista.
Io vorrei provare ad analizzare questi elementi assumendo un punto di vista un po’ particolare. Quello di chi sistematicamente o occasionalmente, per passione per la lettura o per necessità si trovi a dover acquistare libri in una città di media grandezza come quella in cui vivo e lavoro.
Forlì ha circa 130.000 abitanti e da molti, troppi anni un’unica libreria appartenente ad una catena. Inizialmente con una offerta abbastanza vasta che è andata via via restringendosi col passar del tempo. Completamente scomparsa la sezione della letteratura e della critica letteraria, lo spazio dedicato ai libri su cani e gatti è doppio rispetto a quello riservato alla poesia , abbondano i best seller, mentre case editrici certamente non sconosciute come Guanda (ad esempio) hanno spazi risicati e frammentari e non ricordo di aver mai incontrato un  Iperborea.
Accade così che anche l’acquisto di testi  altrove facilmente reperibili ( Il fu Mattia Pascal, mi dicevano, un saggio sul Pascoli pubblicato nel 2011 – in terra pascoliana e nell’anno pascoliano, testi di Verga) debba essere fatto su ordinazione e richieda dai 5 ai 7 giorni di tempo.
Mi sembra  innegabile che questo regime di monopolio con un’offerta così limitata (che forse terminerà nel prossimo giugno grazie ad una nuova libreria di un’altra catena) abbia contribuito a formare il gusto letterario dei forlivesi  (e l’argomento meriterebbe di essere approfondito, così come sarebbe interessante capire anche se e quanto abbia contribuito a disegnare la fisionomia delle raccolte della biblioteca). Ma  mi sembra ancora più evidente che questa è una situazione ideale per la diffusione del commercio online di libri cartacei e di ebook.
IBS e Amazon consegnano un libro in 1-2 giorni. Insomma non c’è bisogno di scomodare Attila quando da anni si è fatta terra bruciata della distribuzione e quando spesso le librerie di catena sono di fatto dei monopoli.
Per quanto riguarda l’abbassamento della qualità dei libri pubblicati, secondo molti il self publishing porterà ad una sorta di bolla dell'editoria fai da te, ma siamo proprio sicuri che l'editoria tradizionale sia garanzia di qualità o non sia andata via via impoverendosi, banalizzandosi, ripetendosi?
Non più tardi di stamattina un'utente della biblioteca, dopo un divertente equivoco sul titolo di un libro (continuavamo a fare confusione fra Il mercante di libri maledetti e Il mercante dei quadri perduti) ha commentato: insomma questi libri hanno i titoli tutti uguali e si assomigliano tutti. Ed è questa opinione oramai di moltissimi lettori, così come moltissimi lamentano il fatto che in televisione, sui giornale si parli sempre degli stessi, pochi titoli che sono poi quelli che campeggiano sui tavoli della libreria

Mi sembra evidente che i lettori chiedano soprattutto due cose: i libri nel momento in cui ne hanno bisogno, velocemente, senza dover attendere troppo a lungo ed una possibilità di scelta la più ampia e variegata possibile.
Ed è innegabile che in questo momento Amazon sia in grado di fornirle entrambe. Forse partire da qui, per gli editori italiani potrebbe non essere una cattiva idea.




domenica 6 maggio 2012

Narratori on demand

4 minuti  e 52 secondi più eloquenti di un trattato di 800 pagine sul funzionamento dell'editoria italiana. Sono quelli del video nel quale la conduttrice televisiva Ilaria D'Amico racconta come è nato il suo romanzo.
La D'Amico racconta di non aver mai pensato di scrivere un romanzo e di aver pensato di non essere in grado di farlo. Poi però
ero stata invitata da persone che si occupano di editoria a provare a farmi venire in mente una storia, un racconto, un po' giornalisticamente prendendo spunto da alcuni titoli.
Fra questi vari titoli che ogni tanto mi buttavano lì sul piatto c'era "la grande occasione"
Insomma  in un caldo pomeriggio di giugno butta giù la trama e la fa leggere alle persone che mi stimolavano a scrivere poi si mette a scrivere in un bar (fa molto J. K. Rowling scrivere nei bar) mentre il bimbo è al nido ed ecco pronto Dove io non sono.
Riassumendo quindi, per gli aspiranti scrittori sono possibili due strade:
  • Quella tradizionale: si scrive e si manda il manoscritto alle varie case editrici sperando che ci sia qualcuno che lo legga. In alternativa si scrive e si manda (pagando) il manoscritto alle agenzie letterarie sperando sempre che qualcuno lo legga.
  • Si intraprende una brillante carriera televisiva e si verrà invitati a scrivere, stimolati a farlo e forniti di un ricco kit di titoli e chissa di cosa altro
Poi magari quello della D'Amico sarà anche un gran bel romanzo.

mercoledì 2 maggio 2012

Il più amato dagli italiani

Anobii, il social network di lettori più amato dagli italiani, sta cambiando parecchie cose. Ne avevamo parlato qui e adesso è disponibile in beta la nuova versione.
Completamente cambiata la grafica, ma non è questa la novità più interessante. La home page infatti invita innanzitutto a cercare libri curiosando fra i topics, liste create dagli utenti e relative a temi, generi, argomenti.
Fra le liste presenti al momento vi sono, ad esempio, quelle sul thriller psicologico, sui libri strappalacrime, sul romanzo storico non di epoca Tudor (la versione beta è per ora solo in inglese e pare che in Gran Bretagna i Tudor abbiano monopolizzato il romanzto storico dell'ultimo decennio)
D'ora in poi, quindi, sarà possibile non solo seguire le persone sulla base delle librerie che troviamo particolarmente interessanti, ma anche seguire determinati argomenti, temi specifici, interessi particolari.
L'altra grande novità è quella che dovrebbe portare alla vendita di e-book direttamenmte dalla piattaforma del social network.
Al momento sono disponibili una serie di e-book scraicabili gratuitamente, raccolti sotto la voce Great free ebooks.
Sembrano migliorate anche le funzioni di ricerca (e se i libri li vogliono vendere dovranno fare in modo che i lettori li trovino), anche per la possibilità di selezionare in partenza il campo entro il quale effettuare la ricerca:libri, argomento, persone, autori.