giovedì 12 marzo 2020

Non leggete in quarantena

In questi giorni in cui sta forzatamente in casa si passa più tempo su internet e sui social e si ripetono gli appelli e i video per indicarci i comportamenti utili  per proteggerci dal virus. I principali sono:

- lavarsi spesso le mani per almeno trenta secondi
- se dobbiamo uscire mantenere una distanza di sicurezza di almeno un metro dal resto del mondo
- stare in casa, anzi #iorestoacasa
- leggere dei libri

Ora, mentre le prime tre indicazioni vanno senz'altro scrupolosamente seguite da tutti noi, non ci sono, a tutt'oggi, evidenze scientifiche che leggere contrasti il coronavirus.
Mettiamola così, se non ve ne è fregato mai nulla dei libri, o se ve ne frega molto poco non dovete sentirvi in obbligo e mettervi all'improvviso a leggere perché come aprite facebook o instagram o le pagine online di qualche quotidiano c'è qualcuno che vi dice quanto è bello avere davanti a sé una sterminata prateria di ore da percorrere leggendo.
Anche perché i libri consigliati sono in genere  la Peste di Camus, I promessi sposi (per la peste), Cecità di Saramago, con una specie di peste anche lì, gli scritti di Poe e altre cose di argomento pestilenziale.
Ora voi siete lì, chiusi in casa per non diffondere il contagio, e già non vi piace leggere ma vi dicono di leggere e cominciate con libri che parlano di pestilenze e di contagi?
Ma è chiaro che vi deprimete o vi vengono istinti omicidi o la voglia irrefrenabile di uscire.
Oppure siete lì in casa e tutti vi dicono che leggere fa bene, ma casa vostra, visto che non ve ne è mai importato molto della lettura, quanti libri ci saranno? e soprattutto quali? Azzardo: I promessi sposi e tutti quegli altri libri che vi dicevano di leggere quando andavate a scuola e che non vi sono mai piaciuti e li riprendereste in mano già considerandoli libri brutti in partenza.

Facciamo così. Voi, se non ne avete voglia, non cominciate a leggere proprio adesso. Tanto quando usciremo nessuno ci chiederà quali libri abbiamo letto e cosa ne pensiamo. E se qualcuno ve lo chiede mi chiamate e vi passo io qualche titolo e qualche bella frase a effetto con la quale fare un figurone.
Poi magari un giorno passate dalla biblioteca e con calma cerchiamo insieme libri che vi piacciano.

sabato 7 marzo 2020

Lo strano caso delle biblioteche diventate all'improvviso indispensabili

È straordinario come le biblioteche, in questi giorni di emergenza Coronavirus, da cenerentole neglette buone per eroder loro di anno in anno il bilancio, siano diventate improvvisamente importantissime, presidi inalienabili, avamposti culturali.
In Emilia Romagna è cominciato tutto con la prima ordinanza, quella di domenica 23 febbraio che ha cominciato a circolare in versione non ufficiale (ma comunque condivisa da sindaci e siti istituzionali) che prevedeva la "Sospensione dei servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura di cui all'articolo 101 del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al D.L 42/2004"
In tanti ci siamo affannati in quel pomeriggio di domenica a consultarci, ad aggiornare il sito e le pagine social delle biblioteche annunciando la chiusura.
Poche ore dopo abbiamo scoperto la nostra fondamentale e imprescindibile importanza.
All'articolo relativo alla sospensione dei servizi di apertura era stato aggiunto: Fanno eccezione le biblioteche.
E così è trascorsa una allegra prima settimana con museini di provincia che faranno 20 visitatori a settimana rigorosamente chiusi e biblioteche, che contano centinaia quando non migliaia di ingressi giornalieri, aperte, spalancate.
Erano ancora tempi in cui la preoccupazione per il pericolo di favorire il contagio e l'indignazione per questa misura assurda potevano esser stemperate dall'ironia sul nostro stato di eccezionalità, sulla invulnerabilità di noi bibliotecari a virus e ad altre quisquilie.
Poi ci sono stati i giorni dell'incauto ottimismo e grido di #laculturanonsiferma si son riaperti i musei e son state date disposizioni sulla giusta distanza da tenere. Abbiamo scherzato ancora un po', c'è chi ha proposto eleganti crinoline per tenere tutti a un metro, abbiamo cercato di prendere le misure che ci veniva richiesto di prendere, in ordine sparso, ognuno animato dalle migliore intenzioni ma senza indicazioni precise: abbiamo tolto posti a sedere, invitato gli utenti a mantenere le distanze, usato in continuazione gel e prodotti disinfettanti, qualche biblioteca ha messo in quarantena i libri rientrati da prestito e aspetta una settimana prima di riprestarli ancora. Basterà? Servirà? Ci han chiesto di trasformarci da bibliotecari a improvvisati metrologi, a virologi dilettanti.
Adesso basta però. Senza allarmismi ma consultando le fonti giuste (spero che ci venga riconosciuta almeno la capacità di saper fare questo) in un momento in cui si fa appello alla responsabilità individuale per non contribuire a diffondere il virus, continuare a tenere aperte le biblioteche (che continuano ad essere frequentate come prima più di prima) è un atto di assoluta e totale  incivile irresponsabilità.
La cultura in Italia è ferma, fermissima da anni e non è con queste aperture simboliche e con slogan retorici che ripartirà.
E spiace che a questo si sia associata, buon ultima va detto, sempre sul pezzo con un paio di settimane di ritardo, anche l'AIB - Associazione Italiane Biblioteche - che in un suo comunicato ha ribadito la favola bella dei servizi indispensabili che non possono essere interrotti. Evidentemente anche in AIB ci son molte persone che non frequentano biblioteche pubbliche, non le tengono in nessun conto e si cullano nell'autoreferenzialità appagante della Cultura con la C maiuscola.
Mi spiace, ci avevo creduto. Da quest'anno non rinnoverò l'iscrizione.