mercoledì 23 maggio 2018

Essere insieme quando non si è più

E' un post difficile questo, tocca cose molto personali, vorrei riuscire a scriverlo con la leggerezza che Calvino invoca per reagire al peso del vivere ma temo di non esserne in grado. Aggiungete un po' di leggerezza anche voi, se leggerete.
Era l'inverno del 2013, Vanni, mio marito, si stava riprendendo da un pesante intervento chirurgico, si stava rimettendo in forze, ricominciava a fare le cose che amava: leggere, ascoltare musica, uscire in bicicletta.
Erano mesi belli, di quiete, di quella quiete che prelude alla tempesta perfetta  che sapevamo sarebbe arrivata di lì a poco.
Non ne parlavamo mai ma si sentiva forte la consapevolezza dello scorrere più accelerato del tempo.
Insistevo da anni con lui perché abbandonasse, almeno per un po',  la lettura dei suoi amati classici, lo prendevo in giro per la sua passione per i "letterati minori dell'800", per libri ammuffiti che trovava nei mercatini e portava a casa, gli suggerivo di leggere Roth.
Lui di rimando mi invitata a smettere di riempire la casa di libri di scrittori ebrei americani che, diceva, erano la mia fissazione.
E così, quell'inverno di cinque anni fa, mio marito cominciò a leggere Pastorale Americana. Col metodo e il rigore che lo contraddistinguevano, come avevo scritto qui scherzando. Prendendo appunti, consultando mappe, documentandosi, ascoltando le musiche citate nel romanzo e raccogliendole in un cd, ammettendo quasi a malincuore - ma faceva parte del gioco di non volermi dar soddisfazione -  che sì, si trattava di un romanzo grandioso. E rileggendolo una seconda volta.
E' stato l'ultimo libro letto e dopo non ci sono stati libri nuovi da aprire.

L'estate scorsa a NewYork ho visto Philip Roth.  Ci siamo incrociati sulla Ottantaseiesima Strada. Quando l'ho riconosciuto l'ho guardata commossa e gli ho sorriso grata, i nostri sguardi si sono incontrati e per un attimo mi ha sorriso anche lui.
Sono grata a quell'anziano distinto signore incontrato in una mattina d'estate per i libri che ha scritto, per il tempo che ho passato leggendoli e per avermi permesso di continuare a parlare ancora un po' con chi non c'è più.
E lo dico meglio con le parole di Luca Ferrieri:
"Quest'unisono è quello a cui tende anche la lettura, e ad essa riesce talvolta quello che alla vita non è possibile, essere insieme quando non si è più"