lunedì 3 giugno 2013

Il libro disa(r)mato

Robert The - Book gun (2006)
Ho appena finito di rileggere un piccolissimo libro, solo 54 pagine, che racconta in maniera sintetica, ma estremamente lucida e precisa, la situazione italiana delle lettura e dei lettori,  le tendenze dell'editoria e i suoi problemi.
Si tratta de Il lettore a(r)mato. Vademecum di autodifesa di Luca Ferrieri. Libro attualissimo  ma che è stato pubblicato esattamente 20 anni fa.
Era il 1993, il web muoveva, come si suol dire,  i primi passi, Domenico Rea vinceva il Premio Strega con Ninfa plebea, veniva pubblicato in Italia Come un romanzo di Daniel Pennac. La collana Centopaginemillelire della Newton Compton, che aveva iniziato le pubblicazioni nell'anno precedente, e i Millelire di Stampa Alternativa, "si affacciavano con prepotenza fra i top ten - tuttolibri doveva varare una categoria apposita che li "isolasse" dagli altri testi , permettendo così il riaffiorare in graduatoria dei pocket tradizionali, altrimenti sommersi da questi supereconomici". (Tirature '93, a cura di Vittorio Spinazzola).
Luca Ferrieri parla di una macchina editoriale  i cui 40.000 libri l'anno (oggi sono circa 65.000) sono rovesciati ogni anno sui banchi delle librerie  per tenere in vita una macchina sempre più inquinata e sempre più inquinante, una macchina che ha bisogno di rendere sempre più veloce la vita del libro, sempre più deperibile e sostituibile il contenuto, sempre più anonimo, standardizzato, sempre più ignoto il lettore..., avverte della necessità di riportare al centro della teoria e della pratica il lettore reale e mette in guardia dai pericoli di considerare il lettore esclusivamente come un consumatore e il libro come una merce. E ancora considera i danni causati all'industria culturale dalla riduzione della lettura a fruizione, dalla separazione tra la promozione del libro (oggetto che deve venire acquistato) e promozione della lettura. In questo panorama sconsolante nel quale le case editrici hanno rinunciato al loro ruolo di individuazione e selezione delle opere, Ferrieri vede una via d'uscita nella forza dei lettori: Il lettore disarmato può fare del disarmo la sua arma: proprio l'estraneità rispetto ai giochi editoriali, l'esclusione da ogni sede decisionale che non sia quella di vendita/acquisto, possono divenire punti di forza e capovolgersi in coscienza del proprio ruolo di portatore di un'utopia chiamata lettura.
Oggi,  è ancora così? Esiste ancora un'utopia chiamata lettura? Vorrei avere la forza visionaria  di Ferrieri ma credo che vent'anni di editoria mercantile abbiano ulteriormente abbassato la soglia e che se esistano sacche di resistenza di portatori di lettura, ad essere completamente disarmato sia il libro che ha perso capacità di attrarre, sedurre, essere punto di riferimento.

Negli ultimi mesi, mio malgrado, ho passato molto tempo nelle sale d'attesa di vari reparti dell'ospedale della mia città. In quasi tutte una bella libreria con una selezione anche accurata, non banale, di libri ed audiolibri. Volumi nuovissimi mai toccati, spesso aperti per la prima volta da me. Qui ho capito che il libro è diventato un oggetto sconosciuto, privo di forza.
Una libreria e, davanti ad essa, a pochissima distanza tre persone sedute. E il tempo. Il tempo lunghissimo, metafisico dell'attesa: alzarsi, sedersi, controllo del cellulare, rialzarsi, due passi, uno sguardo fuori dalla finestra, attenta analisi del contenuto del distributore bevande, di nuovo a sedere, due parole sul tempo, è una eterna mezza stagione, signora mia, e quanto ci mettono, non finiscono più.
Allo scaffale e ai suoi libri nemmeno uno sguardo. Completamente invisibili, totalmente disarmati.

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