domenica 5 maggio 2013

Scroll Reading Manifesto

Il medium, il messaggio e Matilde


La foto è stata scattata da Matilde Tesei
Mi è capitato ultimamente di rileggere lo Slow Reading Manifesto, un testo (non recentissimo, risale al luglio dello scorso anno) la cui stesura e diffusione è opera di Antonio Tombolini e che ha lo scopo di valorizzare una modalità di lettura, lo Slow Reading, appunto, che, con l'avvento del digitale,  rischierebbe l'estinzione.
Il manifesto parte dalla definizione di libro, basandosi su quella di Kevin Kelly:
A book is a self-contained story, argument, or body of knowledge that takes more than an hour to read. A book is complete in the sense that it contains its own beginning, middle, and end.
A questa definizione  fanno seguito una serie di punti che puntualizzano i tratti essenziali dello Slow Reading e che, pur considerando il futuro della lettura digitale, danno una definizione di ebook "vero" decisamente stringente e puntuale.
L'ebook vero non è più breve, più rapido, più facile, non è un enhanced book,è il buon caro vecchio libro, solo che è digitale: fatto solo (o quasi) di testo, tendenzialmente piuttosto lungo, tale da non consentire in genere la lettura completa in un’unica sessione se non a costo di eroismi da guinness, da leggere per lo più tra sé e sé, temporaneamente isolati dal resto del mondo, e immersi nel mondo che il libro in quel momento crea per chi legge.
L'adesione al Manifesto e la difesa dello Slow Reading passano attraverso l'utilizzo di ereader a inchiostro elettronico senza navigazione online, senza colori,  interruzioni e distrazioni. Tablet,  computer e telefonino potranno essere utilizzati ogni volta che per qualsiasi motivo non è possibile usare l’ereader, ma disattivando la connessione per tutto il tempo di lettura. Inoltre la definizione di ebook non potrà essere applicata a raccontini brevissimi, estratti di libri, articoletti.

A me il manifesto di Tombolini ha sempre fatto una strana, duplice impressione. Da una parte, da accaniti lettori, come si fa a non aderire ad un movimento che invita a riappropriarsi del tempo per immergersi, calarsi, isolarsi nella lettura?
Dall'altra il rigore definitorio, la rigidità prescrittiva non cozzano pesantemente proprio contro quella straordinaria forma di libertà che è la lettura?
Partiamo dalla definizione di ebook: un caro vecchio libro, solo che è digitale (e tocca citare ancora Gino Roncaglia e la sua Quarta Rivoluzione, che spiega benissimo come i problemi di polisemia legati al libro si amplifichino ulteriormente quando si parla di ebook). Un  libro tendenzialmente lungo, non raccontini brevissimi, estratti di libri...e qui le cose si complicano perché è vero che nel nome del digitale si fanno operazioni furbette come, ad esempio Feltrinelli Zoom (ne parlavo qui) che ha iniziato a vendere a 99 centesimi racconti estratti da libri, ma che poi ha trasformato la collana pubblicando testi inediti che difficilmente sarebbero diventati libri di carta. E perché la lunghezza dovrebbe contribuire a definire il "vero"ebook, il "vero" libro. Penso a quello straordinario racconto di Augusto Monterroso: Quando si svegliò il dinosauro era ancora lì, che a questo punto potrebbe trovare ospitalità solo nell'incarto di noti cioccolatini.
L'ebook vero non è un enhanced book. Perchè negarsi questa possibilità? Chi leggendo Guerra e Pace non  ha seguito sull'atlante gli spostamenti delle truppe? Quanti hanno ripercorso per le strade di Parigi i passi di Maigret proprio per meglio immergersi nel mondo che il libro in quel momento crea per chi legge?

Mentre ragionavo su tutto questo ho provato a pensare ad un altro cambiamento epocale, quello del passaggio dal volumen al codex, dal libro a forma di rotolo a quello come lo conosciamo noi ora.
Sappiamo che questo passaggio è praticamente compiuto verso il IV secolo d. C., che è legato alla diffusione del cristianesimo, mentre gli studiosi hanno opinioni diverse sulle sue cause. Ma quello che è veramente importante sono le modalità di lettura consentite dal nuovo formato: la possibilità di tenere il libro con una sola mano, quella di tenere aperti più libri contemporaneamente confrontandoli, quella di aggiungere segnalibri e quindi di trovare specifici passi all'interno del testo consentendone una lettura non solo sequenziale.

Insomma qualche smarrimento nell'uso del nuovo formato deve esserci stato, magari sarà nato anche qualche movimento che, pur accettandolo, lo vincolasse ad una serie di regole, di modalità di comportamento, magari qualcosa di questo genere, una sorta di Scroll Reading Manifesto
- leggerò il codex ma tenendolo ben stretto con entrambi le mani
- terrò sul tavolo un codex solo alla volta e non mi distrarrò saltando da un testo all'altro o, peggio ancora, confrontandoli
- leggerò questi libri di nuovo formato dall'inizio alla fine, senza saltare, senza guardare quanto manca all'ultima pagina, senza andare a vedere come va a finire
- non farò orecchie nelle pagine, non scriverò nei margini, non metterò segnalibri.
- cercherò di sensibilizzare tutti quelli che posso sulla necessità di salvaguardare lo Scroll Reading dall'estinzione.

Suona strano, vero? Terribilmente innaturale. Non voglio avventurarmi in terreni pericolosi di medium/messaggio, ma mi sembra che lo Slow Reading Manifesto presupponga  un'idea di neutralità del mezzo di fatto inesistente.

Mentre scrivevo queste righe è arrivata mia figlia Matilde, 11 anni, lettrice di libri di carta. Ha cominciato a giocherellare col mio kindle e mi ha detto:
- Fra qualche anno questo passerà alla storia della letteratura, vero?
- Casomai della tecnologia
- No mamma, della letteratura. Pensa a quanti cambiamenti per i libri, passare dalla carta a questa cosa nuova qui.
La considero un'opinione definitiva.

Nessun commento:

Posta un commento