venerdì 15 novembre 2013

Ancora di libri e medicina e biblioterapia

Sollecitata da alcuni commenti in rete e da un paio di mail ricevute, provo ad articolare meglio quanto ho scritto nel post precedente.
Su Curarsi con i libri ho opinioni parziali e contrastanti. L'ho sfogliato, sleggiucchiato qui e lì, spesso il tono è leggero, ironico, insomma il registro sembra essere quello del gioco con i lettori. Quello che non mi piace è il metodo prescrittivo, l'equazione per cui ad un determinato sintomo corrisponda un preciso rimedio letterario. Chiunque legga sa benissimo che nei libri troviamo tante cose: lenimento al dolore, sollievo alla fatica, immedesimazione, senso di comprensione profonda, ma sappiamo anche che questi sollievi, questi rimedi si trovano per caso per folgorazione improvvisa e forse è proprio questa casualità che ci fa amare la lettura.
Quando poi le situazioni si fanno più complicate, le malattie  più serie, come nel caso della depressione, il tono del libro cambia, e sembra che le autrici credano veramente alle virtù terapeutiche dei romanzi. Leggete cosa scrivono a proposito degli attacchi di panico:
Se nonostante questo rimedio - le autrici avevano appena consigliato la lettura di un libro il cui protagonista "è l'essenza della calma" - gli attacchi di panico continueranno a molestarvi negli ascensori o per strada, se continuerete a svegliarvi nel cuore della notte con una incontenibile voglia di piangere, se il vostro umore, la mattina, si mostrerà di un grigio topo permanente, allora non lasciate che qualsiasi psichiatra vi accerti una forma acuta di disturbo dell'adattamento incline a una depressione di media severità e vi riempia di psicofarmaci, piuttosto gettatevi sulla lettura poliziesca e sui legal thriller.
Qui si è rotto il patto di gioco col lettore, si va molto, e pericolosamente oltre, si consiglia di non andare dallo psichiatra e di leggere piuttosto un bel poliziesco.
Ora a me tutto questo sollecita qualche riflessione in ordine sparso, alcune di carattere generale, altre  più strettamente legate alle biblioteche e al mio lavoro.
La prima è che si è annullato completamente il principio della competenza. Tutti discettano di qualsiasi cosa: l'insegnante di francese di mia figlia tiene concioni sul metodo stamina e il fatto di non avere né competenze specifiche per farlo né informazioni  attendibili non le impedisce di avere una posizione fortemente ideologica sulla questione e di comunicarla tranquillamente ad undicenni durante l'ora di lezione. Appassionate di lettura si sostituiscono a psichiatri e prescrivono polizieschi come fossero benzodiazepine.
In biblioteca arrivano persone che stanno male, che sappiamo essere in cura presso i centri di salute mentale e cercano libri per curarsi senza farmaci, con la forza di volontà, come se certe malattie fossero dovute a svogliatezze, fossero una colpa.  Poi arrivano persone che cercano testi di "specialisti" che propongono di curare il cancro col potere della mente o i reumatismi mangiando cibi bianchi. Sì è annullata qualsiasi idea di metodo scientifico. I libri dei ciarlatani sono allegramente a scaffale a fianco di quelli di "veri" scienziati. E se mi obiettate che la biblioteca dovrebbe selezionare il materiale che acquisisce, dotarsi di carte delle collezioni, di criteri di scelta ben precisi, vi rispondo che il principio di incompetenza regna trasversale ed è annidato saldamente anche in molte biblioteche.
E' vero, come mi ha scritto qualcuno, che in campo medico la cura non sempre porta alla salute, è anche vero che possono esservi pessimi medici, e che possiamo avere molteplici approcci alla malattia e alla cura ma, in ogni caso, siamo all'interno di un sistema scientifico basato su un metodo, su protocolli certi e validati.

Poi, e torniamo a parlare di lettura e di lettori, questo libro ha avuto un grande e bel lancio da parte della casa editrice. I lettori possono inviare recensioni che verranno pubblicate sul sito della Sellerio, fino a pochi giorni fa era il turno dei bibliotecari che erano invitati a fare i "farmacisti letterari" individuando uno o più libri per altrettanti mali.
Come ho detto parliamo di libri, suggeriamo letture, giochiamo anche al dottore e all'ammalato ma, personalmente, comincio ad avvertire un fastidio crescente per tutte quelle iniziative che attribuiscono ai libri virtù terapeutiche o salvifiche o di elevazione spirituale e che, più o meno esplicitamente, suddividono il mondo negli eletti, i pochi (pochissimi in Italia) che leggono e in tutti gli altri, coloro che non leggono, che non si elevano.
E avverto uno scarto sempre più grande fra i numeri di coloro che non leggono e il lavoro che si fa ogni giorno in biblioteca, con chi già la frequenta, con chi già legge: consigli di lettura,  proposte tematiche, scaffali particolari, vetrine novità, due chiacchiere con gli utenti. Insomma un lavoro bellissimo che ci gratifica e rassicura, ma, tutto sommato, una navigazione in acque tranquille mentre fuori c'è il mare aperto delle non letture, dei non lettori.
Toccherà prendere il largo, prima o poi.

Nessun commento:

Posta un commento