domenica 9 dicembre 2012

In difesa di Anobii


Vale la pena rispolverare il celebre motto di Scheiwiller, ma citandolo per intero: Non ho letto il suo romanzo e non mi piace: non lo giudico.
La posizione di Scheiwiller è una presa di distanza forte e personale, una dichiarazione di non interesse, di non appartenza che non ha bisogno  di motivazioni, di spiegazioni, ma non è un giudizio, non è una stroncatura.

Mi è tornato in mente leggendo sul Venerdì di Repubblica del 7 dicembre l’articolo di Nicla Vassallo Alla larga dagli “aNobiani” lettori e saccenti e un po’ marpioni (qui trovate il testo).

La Vassallo dichiara la sua assenza da aNobii ma sente il bisogno di motivarla con l’arma del disprezzo non solo perché il suo credo «insieme troviamo i libri migliori» mi pare chimerico ma anche per la incerta la competenza degli aNobiiani che recensiscono, commentano, votano. E in un crescendo, più censorio che recensorio, definisce, per sentito dire, per carità che le i non bazzica simili conventicole, gli aNobiani bellimbusti letterari che cuccano esibendo il numero dei volumi, vanitosi, esibizionisti, saccenti e anche un po’ marpioni.

Ma proseguendo si arriva al punto, al nocciolo della questione: la superiorità dei salotti della realtà non virtuale, il rimpianto dei bei tempi andati e lo struggimento per la corrispondenza epistolare (abbastanza virtuale anche questa, direi) nel film 84 Charing Cross Road, interpretato da Anne Bancroft e Anthony Hopkins.

Insomma niente di nuovo sotto il sole: la cultura è una cosa seria e lasciate parlare chi sa e gli altri zitti ad ascoltare e poi la solita trita e ritrita questione del virtuale ricettacolo di ogni nefandezza mentre nella vita "vera" si mangia in punta di forchetta.

Ma alla fine ha ragione o no Nicla Vassallo? Sì e no. Il mondo è pieno di bellimbusti, vanitosi saccenti ed esibizionisti. Alcuni sono su aNobii, altri in coda al supermercato, altri in sala d’aspetto dal dentista, altri ancora scrivono pessimi articoli sui giornali.

Lettura consigliata (ancora una volta): Luca Ferrieri, La lettura spiegata a chi non legge, Bibliografica, 2012


4 commenti:

  1. Trovo molto condivisibile questa critica ironica del pezzo della Vassallo che ha avuto altri commenti negativi in coda alla versione digitale dell'articolo apparsa sabato 8 sul blog Zanzibar. Però nessuno ha notato una cosa che a me salta agli occhi: cioè che un tale rimpianto per i bei tempi andati, l'austerità delle bisnonne, le librerie antiquate di Londra ecc. potesse conciliarsi con una curiosa "contiguità" (la chiamerei così, ma potrei anche chiamarlo "contagio") con lo stile che dice di aborrire. E mi riferisco al riferimento ai bellimbusti "che cuccano", "che rimorchiano". Un'osservazione che suona grottesca in mezzo a una tirata simile. A parte questo, l'attacco è basato su un'argomentazione molto superficiale: attribuisce a un gruppo non nominato ("Si narra") elogi sperticati come: "aNobii è un culto che sostiene la buona lettura e la esige dai propri adepti!" per interromperli con: "Ma va là: ..." ecc. Ma non si capisce proprio a chi si riferisca Nicla Vassallo e come espediente per sostenere una critica è ingiustificato e molto superficiale.

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  2. L'articolo della signora Vassallo è una delle ennesime dimostrazioni di come funziona il pregiudizio: si critica, disprezza e odia ciò che non si conosce e non si vuole conoscere. Ma brava, che bel ragionamento da una giornalista affermata che scrive sul Venerdì di Repubblica (e non sul giornalino della chiesa locale) ed è pure pagata per questo. Nel 2012/13 poi... Mah, desolazione.

    A parte questo ho ridacchiato tantissimo leggendo il tuo commento :D

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  3. Condivido pienamente. Senza scomodare il vecchio Pennac, direi che un po' di libertà andrebbe lasciata davvero!

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  4. ma sì, insomma, che ognuno si faccia gli anobii suoi, un po' di libertà non fa male.
    che poi anobii - almeno a noi bestiazze dello zoo così sembra - è un luogo pacifico e placido, ben lontano dai fuochi d'artificio del resto del web, dove si litiga davvero e la si spara grossa per farsi notare eccetera.

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