domenica 27 maggio 2012

Bello come Brad Pitt, alla sagra di Camandona


Ancora sulla qualità percepita 

Frasi come  Bello come Brad Pitt, alla sagra di Camandona o Appoggiato come un cowboy alla ringhiera, con la birra in mano, mi fanno più o meno lo stesso effetto che faceva il nome di Frau Blucher ai cavalli, nel film Frankestein junior
Ha ragione Christian Raimo che nel blog minima et moralia pone il problema nello specifico della qualità letteraria del Festival internazionale delle letterature a Massenzio, a Roma e, più in generale, della qualità letteraria di tante pubblicazioni. 
Interessante anche la lunga serie di commenti al post di Raimo, che prendono spunto da un breve testo di Silvia Avallone, letto appunto al festival  di Massenzio e dal quale sono tratte le frasi sul Pitt di Camandona.
Insomma esiste il problema della qualità letteraria di quello che viene pubblicato, è innegabile e se ne parla da tempo.
Una risposta a questo problema tenta di darla, da alcuni anni, anche il progetto pordenonelegge-dedalus che periodicamente stila una classifica dei libri di qualità suddivisa nelle categorie narrativa, poesia, saggistica, altre scritture e una classifica per le opere tradotte di narrativa  e poesia.
Il progetto pordenonelegge-dedalus nasce dall’idea di valorizzare la qualità letteraria, inventando una classifica che glissi i best seller per indicare ai lettori i molti libri che compongono un possibile discorso sulla scrittura contemporanea. Una guida etica e estetica, insomma, alla letteratura.
Della giuria fanno parte scrittori, poeti, critici letterari e, da qualche mese, anche una decina di Gruppi collettivi di lettura. L'intento è quello di reagire ad uno stato di cose in cui
da molto tempo, ormai, che il successo (o l’insuccesso) nelle vendite, di qualsiasi “prodotto culturale”, sembra azzerare a priori ogni possibile discussione sul valore delle opere d’arte, nonché addirittura sui contenuti – gli stili di vita, le visioni del mondo, le aspettative di futuro – che esse da sempre veicolano. Se l’unico valido parametro di misura si affida a quella Provvidenza secolarizzata che il senso comune ha da tempo individuato nel mercato, quello della letteratura – come le altri arti – rischia davvero di ridursi a un ruolo ornamentale.
Giusta l'idea che l'unico metro di valutazione  non possa essere il successo o l'insuccesso delle vendite, ma una classifica che glissi in partenza i best seller non nasce forse da
un pregiudizio assai diffuso nella cultura letteraria novecentesca: se un'opera narrativa, nella fattispecie un romanzo, è piaciuto a molte, troppe persone, ciò vuole dire che è sicuramente un prodotto mediocre, conformista e come tale non merita di essere preso in considerazione dai lettori di classe e quindi dai critici? (Vittorio Spinazzola (Alte tirature. La grande narrativa di intrattenimento in Italia, Il Saggiatore, 2012)
Come lettrice  ho una mia personalissima idea di qualità,  i miei gusti, i miei folli amori e le mie idiosincrasie che saranno frutto, immagino, delle mie precedenti letture, della mia sensibilità, magari del mio livello di istruzione, certamente dell'umore del momento.
Se d'un canto non posso che plaudire a chi rivendica per sé un ruolo di critica militante, offrendo alternative alla tirannia delle leggi di mercato, mi chiedo anche se sia possibile parlare di qualità senza cadere in snobismi, in suddivisioni in lettori di serie A e di serie B (Spinazzola stesso: Ovviamente, va sempre tenuto conto che il lettori di Gadda "valgono" di più di quelli di Liala, in quanto sono in grado di mettere a confronto e scegliere tra le opere dell'uno e quelle dell'altra, mentre non vale il contrario), senza spocchia, senza arroganza di eletti che fanno le letture "giuste".
Come bibliotecaria che si occupa principalmete di lettura e narrativa, poi, le cose si fanno ancora più complicate. Divisa fra il motto di Betty Rosenberg che invita i lettori  a  non giustificarsi per i propri gusti letterari (never apologize for your reading taste) e le richieste dei lettori che invece lamentano ripetitività e scarsa qualità delle pubblicazioni, indecisa negli acquisti fra libri ad alto e sicuro livello di circolazione ma di breve vita ed altri, più duraturi nel tempo ma di minor immediato impatto.

2 commenti:

  1. Ciao! Scusa ma dissento. Da un punto di vista letterario sono d'accordo che debba essere possibile distinguere tra Gadda e Liala, ma dal punto di vista dei lettori, il punto di vista che riporti di Spinazzola è lo stesso da me criticato dei bibliotecari "aristocomunisti" di Luca Ferrieri.
    Personalmente ad esempio, parlando di narrativa, preferisco il pulp (magari non Liala, ma per una questione di genere, e magari sarebbe meglio dire di gender, non di "qualità letteraria"), i fumetti seriali, la narrativa seriale.
    Del resto uno degli esempi massimi della letteratura italiana esce proprio dal romanzo di genere. E per rimanere all'attualità, Cormac McCarthy - indicato da Bloom come uno degli scrittori viventi più importanti - ha buona parte della sua produzione che potrebbe tranquillamente essere considerata "western".
    In conclusione mi sembra sbagliato giudicare i lettori dalle letture (uno che legge Gentile è fascista e uno che legge Gramsci comunista?). Quello che è giusto fare sempre è giudicare le letture, cioè i libri, non i lettori.
    Come bibliotecario cerco di muovermi tenendo costantemente presenti entrambi i livelli. Devo offrire il pulp e devo offrire la qualità. Non penso possa esserci una via di mezzo.

    RispondiElimina
  2. Ma guarda che dissento anch'io, mi chiedo se si possa parlare di qualità senza cadere in snobismi e cito Spinazzola come esempio di snobismo.
    Come bibliotecaria mi sento veramente lacerata fra, come dici tu, il pulp e la qualità. Ed anche fra un sacco di altre forze in campo, compreso il fatto che con bilanci sempre più ridotti la responsabilità di acquisti ponderati si fa sempre più pesante. Ed un'altra cosa ancora (cito a memoria una cosa di biblioteconomia americana letta tanto tempo fa): tutte le volte che acquistiamo un romanzo rosa dobbiamo tener chiaramente presente che contribuiamo a perpetrare una idea conservatrice del ruolo della donna e della famiglia.
    Insomma dietro l'acquisto di ogni singolo volume c'è un'idea di mondo, di società, di biblioteca di cui tener conto

    RispondiElimina