Su La lettura di domenica scorsa interessante intervista a
Jeff Bezos di Amazon: Il futuro è dei lettori(e degli autori) Gli editori devono sudare.
Bezos, ovviamente, dipinge il futuro dell’editoria elettronica come il
migliore dei mondi possibili basato su un principio molto semplice, gli
ebook devono essere più economici dei libri di carta, e
sulla convinzione che
Nel business editoriale ci sono solo due attori ad avere il futuro garantito: i lettori — che con gli ebook risparmiano moltissimo, hanno accesso alla loro libreria virtuale in ogni momento e possono scegliere tra una varietà maggiore di titoli e generi — e gli autori, a cui paghiamo il 70% dei diritti. Tutti gli altri devono lavorare per assicurarsi un futuro.
Oggi, su Repubblica, nell’articolo
di Simonetta Fiori” Il “nemico" al Salone,
e nell’intervento di Stefano Mauri, la
risposta degli editori italiani. Bezos è visto come reincarnazione di Attila:
dove passa lui non cresce l’erba. Le accuse che gli vengono rivolte sono
sostanzialmente quelle di aver travolto la distribuzione tradizionale, di aver
insidiato l’editoria cartacea con la crescita degli ebook, spostando il libro di
carta da un ecosistema di riferimento di cui era il centro, di contribuire ad
abbassare il livello delle pubblicazioni con la piattaforma di self-publishing,
bypassando gli editori da sempre garanti della qualità e, soprattutto, di
essere monopolista.
Io vorrei provare ad analizzare questi elementi assumendo un
punto di vista un po’ particolare. Quello di chi sistematicamente o
occasionalmente, per passione per la lettura o per necessità si trovi a dover
acquistare libri in una città di media grandezza come quella in cui vivo e
lavoro.
Forlì ha circa 130.000 abitanti e da molti, troppi anni un’unica
libreria appartenente ad una catena. Inizialmente con una offerta
abbastanza vasta che è andata via via restringendosi col passar del tempo.
Completamente scomparsa la sezione della letteratura e della critica
letteraria, lo spazio dedicato ai libri su cani e gatti è doppio rispetto a
quello riservato alla poesia , abbondano i best seller, mentre case editrici
certamente non sconosciute come Guanda (ad esempio) hanno spazi risicati e
frammentari e non ricordo di aver mai incontrato un Iperborea.
Accade così che anche l’acquisto di testi altrove facilmente reperibili ( Il fu Mattia
Pascal, mi dicevano, un saggio sul Pascoli pubblicato nel 2011 – in terra
pascoliana e nell’anno pascoliano, testi di Verga) debba essere fatto su
ordinazione e richieda dai 5 ai 7 giorni di tempo.
Mi sembra innegabile
che questo regime di monopolio con un’offerta così limitata (che forse terminerà nel
prossimo giugno grazie ad una nuova libreria di un’altra catena) abbia
contribuito a formare il gusto letterario dei forlivesi (e l’argomento meriterebbe di essere
approfondito, così come sarebbe interessante capire anche se e quanto abbia
contribuito a disegnare la fisionomia delle raccolte della biblioteca). Ma mi sembra ancora più evidente che questa è una
situazione ideale per la diffusione del commercio online di libri cartacei e di
ebook.
IBS e Amazon consegnano un
libro in 1-2 giorni. Insomma non c’è bisogno di scomodare Attila quando da anni
si è fatta terra bruciata della distribuzione e quando spesso le librerie di
catena sono di fatto dei monopoli.
Per quanto riguarda l’abbassamento
della qualità dei libri pubblicati, secondo molti il self publishing porterà ad una sorta di bolla dell'editoria fai da te, ma siamo proprio sicuri che l'editoria tradizionale sia garanzia di qualità o non sia andata via via impoverendosi, banalizzandosi, ripetendosi?
Non più tardi di stamattina un'utente della biblioteca, dopo un divertente equivoco sul titolo di un libro (continuavamo a fare confusione fra Il mercante di libri maledetti e Il mercante dei quadri perduti) ha commentato: insomma questi libri hanno i titoli tutti uguali e si assomigliano tutti. Ed è questa opinione oramai di moltissimi lettori, così come moltissimi lamentano il fatto che in televisione, sui giornale si parli sempre degli stessi, pochi titoli che sono poi quelli che campeggiano sui tavoli della libreria
Mi sembra evidente che i lettori chiedano soprattutto due cose: i libri nel momento in cui ne hanno bisogno, velocemente, senza dover attendere troppo a lungo ed una possibilità di scelta la più ampia e variegata possibile.
Ed è innegabile che in questo momento Amazon sia in grado di fornirle entrambe. Forse partire da qui, per gli editori italiani potrebbe non essere una cattiva idea.
Sottoscrivo tutto. Insomma, Bezos sarà pure di parte ma nell’intervista su La Lettura ha sottolineato problemi concreti. Qualcuno sostiene che, acquistando spesso su Amazon, contribuisco ad uccidere le librerie indipendenti. Certo che se a dirmelo è chi acquista solo in Feltrinelli…
RispondiEliminaSarebbe troppo lungo il discorso sugli editori, sopratutto nostrani. Forse noi immaginiamo gli editori come una sorta di grandi appassionati di letteratura, ed è qui l'errore. Gli editori vogliono fare soldi. Bezos vuole fare ancora più soldi. Come sempre, tutti a tirar la corda dal lato loro, e noi lettori veniam per il naso presi da tutti. Sempre.
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