domenica 7 giugno 2020

Le voci

Da un paio di anni ascolto moltissimi audiolibri. Lo faccio in auto, andando e tornando dal lavoro, dai cinquanta minuti all'ora al giorno, a seconda del traffico.
Romanzi per lo più, molte riletture (Anna Karenina, il Pasticciaccio, La storia), qualcosa di nuovo (Il colibrì di Veronesi, ad esempio).
Spesso mi faccio guidare dalle voci, mi è piaciuto moltissimo Nanni Moretti leggere i Sillabari di Parise e Caro Michele di Natalia Ginzburg. Mi sono innamorata della voce di Fabrizio Gifuni e sono andata cercare  ogni cosa letta da lui.
Raramente ascolto saggistica, mi accorgo di non aver la concentrazione necessaria, vorrei sottolineare, prendere appunti, annotazioni.
Qualche giorno fa ho riprovato con Nel contagio, di Paolo Giordano. Ne avevo letto buone recensioni, avevo appena terminato un romanzo che mi aveva impegnato per quasi un mese di pendolarismo casa lavoro e volevo qualcosa di breve (Nel contagio dura appena un'andata e ritorno Forlì - Faenza).
Non so dire se il libro mi è piaciuto oppure no, forse l'ho letto un po' tardi, a due mesi dalla sua uscita, a tre dall'inizio della pandemia in Italia, quando ormai di cose ne sono state lette ed ascoltate moltissimo.
Il vero problema, per me, è stata la voce. La stessa voce delle audioguide che a volte prendiamo, pentendocene, quando andiamo in giro per musei e cattedrali. La stessa intonazione piena di entusiasmo per lo straordinario slancio verticale di una navata gotica applicata al contagio.
Ecco io ascoltavo  e provavo a concentrami mentre percorrevo la via Emilia ma dopo un po' la mia mente vagava e ho cominciato a guardarmi attorno con attenzione, sicura che la voce di lì a poco avrebbe detto qualcosa come "più avanti sulla destra, potete ammirare una splendida pala d'altare del Quattrocento. Si tratta di un polittico raffigurante la Madonna col Bambino e Santi. L'attribuzione è controversa, infatti...".