mercoledì 12 dicembre 2018

Il fatto è che a me la fiction L'amica geniale non piace proprio per niente

Capita di fare letture un po' disordinate, libri lontanissimi fra di loro ma che sembrano essere collegati, fare parte di qualcosa di più grande e complesso che ancora non sai bene cosa sia.
Capita che queste letture ti siano state suggerite da una persona, una collega, che stimi molto e i cui corsi sulla letteratura per ragazzi sono ore felicissime che affollano la mente di pensieri,  idee e interpretazioni. Secondo me aumenta temporaneamente anche il numero dei neuroni. (grazie Nicoletta Gramantieri).
Capita di andare a ricollocare un libro letto secoli fa, di aprirlo mentre vai verso lo scaffale 843.914 e di imbatterti in alcune pagine sui puzzle, di fotografarle col cellulare per rileggerle con calma a casa.
Capita, un martedì sera, di guardare  L'amica geniale di Elena Ferrante e sentire che, una dopo l'altra, tutte le tessere del puzzle cominciano a incastrarsi, a mettersi a posto.

Il fatto è che a me la fiction L'amica geniale non piace proprio per niente. 

Ho incolpato la stanchezza per la prima serata, ho resistito stoicamente durante la seconda e ieri sera mi sono arresa.
Tecnicamente non ho mai letto la quadrilogia della Ferrante. Ho ascoltato qualche anno fa gli audiolibri andando e tornando in auto dal lavoro. Mi è piaciuta moltissimo la lettura di Anna Bonaiuto che modulava l'accento dialettale insistendolo o attenuandolo per caratterizzare Lila e Lenù.
Non ho ascoltato molti altri audiolibri (i miei tragitti da e per il lavoro sono cambiati) per mettere a fuoco in maniera precisa quali possano essere le differenze rispetto al leggere. Mi sembra dica cose ragionevoli Massimo Mantellini, e condivido in particolar modo la questione del diaframma, dell'interpretazione fatta da altri, in questo caso dal lettore, per noi.
Quindi non so dire cosa penserei della versione televisiva se avessi letto in prima persona la storia.
So solo che non ho trovato nessuna interpretazione, nessuna chiave di lettura, nessuna aggiunta ma neanche nessuna sottrazione rispetto a quanto avevo ascoltato. Come se al testo fossero state accostate delle immagini, delle illustrazioni, delle figurine per renderlo più eloquente.
La storia si dipana lentamente, sempre più lentamente, e segue fedelmente, troppo fedelmente il testo. Quello che non è messo in scena è comunque raccontato dalla voce narrante ("lo spiegone" lo chiama un mio amico) che nulla lascia alla immaginazione, alla nostra immaginazione, alle nostre interpretazioni, alla nostra intelligenza, alla nostra capacità di colmare le lacune, di riempire gli spazi del non detto, di ricercare il senso di quello che stiamo vedendo.
Le immagini non hanno forza, non mostrano ma si limitano a raccontare, ad accompagnare la narrazione.
Ho letto critiche entusiastiche per la fedeltà di Saverio Costanzo al testo della Ferrante, ecco secondo me è proprio questa pedissequa fedeltà, questa trasposizione letterale il peggior difetto della fiction.


Le letture disordinate 

Nicola Gardini, Lacuna. Saggio sul non detto, Einaudi
Bellissimo saggio sul non detto, il non scritto nella letteratura. Scrive Gardini "Riconoscere il valore dell'omissione significa rimettere la parzialità della scrittura nella totalità del mondo. Significa cercare il senso.
... Non dire tutto se di fatto è una necessità, letterariamente è una libertà: l'imperfetto sovrabbonda di potenza"
E poi pensate alle due righe di puntini con le quali si chiude il X capitolo di Anna Karenina.

Annette Huizing, Come ho scritto un libro per caso, La Nuova Frontiera Junior
Un libro per ragazzi la cui protagonista prende lezioni di scrittura dalla vicina di casa, famosa scrittrice. Un libro dalla struttura complessa e difficile da spiegare ma facilissimo da leggere.
C'è la storia che si dipana pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo.  Ogni singolo capitolo però è anche l'esercizio di scrittura della protagonista, Katinka.
Insomma un romanzo e un manuale di scrittura. E di lettura.
E una delle prime lezioni è proprio sullo show, don't tell.
"Mostra le cose invece di raccontarle, non raccontare che il personaggio principale è triste, ma descrivilo mentre vaga per la città a spalle basse... Capisci si tratta di far vedere le emozioni e i tratti del carattere come in un film invece di nominarli"
Nella fiction di Costanzo invece accade l'opposto anche le immagini raccontano invece di mostrare

Georges Perec, La vita istruzioni per l'uso, Rizzoli
"Si può guardare il pezzo di un puzzle per tre giorni di seguito credendo di sapere tutto della sua configurazione e del suo colore, senza aver fatto il minimo passo in avanti: conta solo la possibilità di collegare quel pezzo ad altri pezzi"