domenica 29 aprile 2012

Fra cartaceo e digitale: la forma del libro, le tentazioni dell'iPad e quelle del frigorifero


Ho appena terminato di leggere l’interessantissimo e-book di Gino Roncaglia L’editoria fra cartaceo e digitale. I numeri e le ragioni di una crisi, pubblicato da Ledizioni e in vendita qui 
L’ebook riprende un testo pubblicato sul blog  Nazione indiana,  riporta alcuni commenti apparsi sul blog e aggiunge alcune conclusioni che sono in realtà il punto di partenza per un'analisi del mercato editoriale alla luce di quanto avvenuto finora negli Stati Uniti e in altri paesi con ampia diffusione di e-book e contenuti digitali.
Il testo di Roncaglia prende spunto dalla presentazione, nel marzo scorso del rapporto L’Italia dei libri realizzato da Nielsen Company e relativo al periodo ottobre 2010-dicembre 2011, commissionato dal Centro per il libro e la lettura. 
I dati riportati sono in linea con quelli delle varie indagini ISTAT e quello su cui si sofferma principalmente Roncaglia è l’improvviso tracollo delle vendite registrato fra il quarto trimestre 2010 e il quarto trimestre 2011. Tracollo che coinvolge soprattutto i lettori forti e di cui si era già avuto sentore anche dagli ultimi rilevamenti ISTAT disponibili (se ne parlava quiqui e qui).

Le ragioni di questa crisi così forte e drammatica sono molteplici, secondo Roncaglia, vedono in campo una serie di  concause  e non possono essere ascritti  tout court  alla crisi economica. Fra le cause andrebbe presa in considerazione anche l’introduzione della discussa Legge Levi che avrebbe contribuito a cambiare la concezione del valore del libro, svuotandolo delle sue caratteristiche di anticiclicità che lo rendevano particolarmente adatto a resistere ai periodi di crisi.
Mi sembra poi che la parte più interessante del ragionamento di Roncaglia (che dovrebbe essere di grande interesse anche e soprattutto per gli editori) sia quella che lega la diminuzione delle vendite di libri all'aumento del consumo di informazioni in formato digitale.
Credo che la diffusione di tablet e smartphone di ultima generazione possa effettivamente rappresentare una concausa rilevante della flessione che il mercato del libro ha conosciuto negli ultimi mesi
Tablet e smartphone, quindi, non ereader. Strumenti leggeri, portatili, in grado di connettersi, di offrire una serie elevata di possibilità oltre a quella della "semplice" lettura. E questo riporta immediatamente alla questione dello sviluppo degli e-book, alla forma che dovranno prendere, in poche parola alla questone della forma-libro.

gli e-reader sono dispositivi dedicati, tablet e smartphone sono multifunzionali. Se avessimo solo gli e-reader, avremmo una concorrenza fra due dispositivi (il libro su carta e l’e-reader) che – allo stato attuale di evoluzione dell’e-paper – sono usati per fare sostanzialmente le stesse cose, e per leggere sostanzialmente lo stesso tipo di testi. (...) Su tablet o smartphone la situazione cambia: li posso usare per leggere libri (...) ma li posso usare – e li uso – per fare molte altre cose: social network, navigazione web, filmati, ecc.. E queste cose le posso fare nelle stesse situazioni d’uso del libro: in poltrona, in bagno, a letto, in treno… non più solo sulla scrivania. Inoltre, smartphone e tablet sono molto più diffusi degli e-reader (...) Gli e-book reader non tolgono oggi spazio a libro e lettura tradizionali, ma li propongono su un supporto alternativo. Gli smartphone e i tablet tolgono spazio al libro, e sostituiscono la lettura tradizionale con la lettura di contenuti assai lontani dalla forma-libro, o con la fuizione di contenuti non testuali, come i filmati.
E, a proposito della questione della forma-libro vorrei segnalare due articoli che si occupano proprio delle modalità di lettura su tablet.
Il primo, apparso su Domenica, il supplemento culturale del Sole 24 ore del 22 aprile, è di Roberto Casati e si intitola Il saggio, vittima dell'iPad.
La tesi di Casati è che alcuni libri si adattino perfettamente alla lettura in formato elettronico, enciclopedie, ricettari (per quanto starei attenta a usarlo in cucina) mentre altri, come il saggio di almeno duecento pagine, assolutamente no. Chi scrive un saggio, ha in mente un modello di lettore, sostiene Casati, attento e memore, che non si faccia disturbare dallo zapping e che legga con continuità nel tempo. Il libro di carta sarebbe quindi un ecosistema perfetto per dispiegare le argomentazioni dell'autore. Non così per l'iPad che indurrebbe in tentazione, favorendo le distrazioni.
Sarà perchè sono indotta molto più in tentazione dal frigorifero o da certi biscotti al cioccolato nascosti nel ripiano più alto del mobile in cucina, che non dalle possibilità di navigazione del mio tablet, ma  non mi ritrovo molto nelle argomentazioni di Casati
Il primo e-book che ho acquistato per l'iPad è stato La quarta rivoluzione, di Roncaglia (287 pagine la versione cartacea). Quello che mi ha decisamente colpito e conquistato sono state proprio le opportunità legate alla lettura, allo studio dei saggi: poter sottolineare, aggiungere note, fare ricerche all'interno del testo, collegarmi direttamente ai link indicati, verificare la presenza di un libro citato nell'opac della mia biblioteca.
In pratica tutto quello che racconta oggi su La lettura, supplemento del Corriere della Sera, Davide Francioli, studente liceale che ha provato la versione su iPad del classico testo di fisica di Amaldi (Ho studiato fisica sull'iPad. Che potenza). Che apprezza moltissimo tutte le funzioni e le potenzialità del manuale elettronico, ma per l'ultima interrogazione preferisce ritornare alla carta che gli dà più certezze. In effetti a nuovi strumenti di studio dovrebbero corrispondere nuovi metodi e nuove modalità di verifica.

sabato 21 aprile 2012

I politici, I miserabili

Pare che le elezioni presidenziali in Francia abbiano già un vincitore: Victor Hugo  e I miserabili.
Non c'è candidato che non lo citi o non dichiari di averlo letto. Ha cominciato, come ci racconta l'articolo sul Corriere della Sera La gara ad arruolare la penna di Victor Hugo, Jean-Luc Mélenchon  a febbraio, seguito da Holland che ha dichiarato I miserabili il suo libro preferito. Si sono poi aggiunti Sarkozy e Marine Le Pen.
Due cose mi sembrano particolarmente interessanti. Che in campagna elettorale si parli di libri e che si utilizzi  un libro di narrativa come il più adatto per descrivere, per raccontare la realtà.
Mélenchon ha citato un passaggio sui rivoluzionari del 1793 (Volevano la fine delle oppressioni, lavoro per l'uomo, istruzione per il fanciullo, il pane per tutti, il Progresso; erano selvaggi, sì; ma selvaggi della civiltà), Hollande racconta la situazione dei minatori di Lille per ricordare che a distanza di un secolo e mezzo la Francia non si è ancora sbarazzata della povertà e dell'ingiustizia
Sia chiaro non sono così ingenua da pensare che la sera, dopo una giornata di comizi  e campagna elettorale, i nostri candidati si rilassino con la lettura di Victor Hugo. Mi sembra però interessante che gli strateghi delle elezioni facciano parlare i loro candidati di libri. Questo presuppone come minimo che il riferimento sia capito, apprezzato sia insomma un terreno fertile, non cada nel vuoto. Presuppone, in poche parole, che il libro sia un oggetto abituale.
Io voto oramai da oltre trent'anni (non molto oltre) e non ho memoria di campagne elettorali italiane nelle quali si sia parlato di libri, o di esponenti politici che abbiano raccontato le proprie letture. Mi chiedo quale effetto potrebbe fare all'elettorato un politico che per raccontare la crisi economica raccontasse la rivolta del pane di Manzoni o per parlare del mondo del lavoro citasse La vita agra di Bianciardi.
D'altro canto, però, il burlesque per noi italiani non ha segreti

domenica 15 aprile 2012

ebook nella Rete

E' attivo da ieri per gli utenti della Rete Bibliotecaria di Romagna e San Marino il servizio di prestito di ebook.
Pochi titoli, per cominciare, tutti provenienti dal catalogo Feltrinelli, attraverso la piattaforma Edigita, ma destinati ad aumentare.
A questi sono stati aggiunti anche una serie di ebook disponibili gratuitamente digitalizzati da Project Gutenberg.
Mi sembra particolarmente interessante,  sia  per gli utenti che per le biblioteche, il fatto che l'accesso agli ebook non avvenga attraverso piattaforme a parte, ma direttamente attraverso il catalogo, partendo cioè dall'Opac. Se si cerca ad esempio l'ultimo romanzo di Baricco, verrà visualizzata sia la copia cartacea che la versione ebook scaricabile, come si può vedere nell'immagine riportata.
Un po' più complicato, richiede due passaggi,  effettuare la ricerca selezionando solo gli ebook. (Qui le istruzioni)
La soluzione ottimale sarebbe quella di poter selezionare in partenza il formato come, ad esmpio nel bell'Opac della Hennepin County Library, ma le interfacce utente dei nostri cataloghi sono ancor ben lontane dall'essere veramente concepite per essere utilizzate dai frequentatori delle biblioteche.

lunedì 9 aprile 2012

I buoni e i cattivi

Elenco provvisorio dei divieti e delle prescrizioni ad uso di quanti intendano dedicarsi alla lettura


1 Non si leggono i fumetti, altrimenti ti abitui alle figure e dopo non leggi più (Molte mamme, molti anni fa)

2 Non si leggono i Piccoli Brividi, Geronimo Stilton (ogni età ha un suo divieto)

3 Signora non leggerà i romanzi rosa, spero. Sono tutte stupidaggini (un bibliotecario, purtroppo)

4 Non leggete Harry Potter, si tratta di “subdole seduzioni”  (Cardinale Ratzinger)

5 Meglio non leggere i best seller (Piero Citati)

6 Meglio aspettare 4 o 5 mesi prima di decidere se leggere un best seller  (Camilla Baresani)

7 Non leggete i libri degli scrittori che hanno firmato l’appello per Battisti e se avete bambini teneteli lontani dai libri di pinguini (cronaca di questi mesi

8 Non leggete i romanzi russi. I romanzi russi uccidono la gioia di vivere (Tomàś Bata)


1 Leggete i classici (anche semplificati)  (Piero Citati)   

2 Leggete quello che vi va ma soltanto fino ad una certa età (Sebastiano Vassalli

3 Guardi io alla lettura tengo moltissimo. Infatti costringo tutti i miei studenti a leggere un libro al mese (un’insegnante, purtroppo)

4 Leggete almeno mezz’ora al giorno. Libri. Possibilmente dei classici (Slow book manifesto)

5 Read mysteries. As often as you can. Wherever you may find them (un bibliotecario statunitense in risposta allo Slow book manifesto)  

6 Leggete i gialli ma solo quelli della Vargas (Alessandro Baricco)

7 In estate leggete la Bibbia. E’ come una piccola biblioteca. Non leggete solo i gialli  (Papa Ratzinger)

8 Leggete romanzi, vi permette di entrare pienamente nei pensieri e nei sentimenti di altre persone (lo dicono i neuroscienziati)

sabato 7 aprile 2012

pagheremo caro, pagheremo tutto

Certe idee sono dure a morire. Io, ad esempio, mi sono sempre immaginata gli scrittori, chiusi nei loro studi a scrivere e scrivere e poi, una volta finito spedire il dattiloscritto alle case editrici e aspettare fiduciosi.
E dall'altra parte mi immaginavo nelle case editrici pile di dattiloscritti e redattori pazienti intenti ad aprire plichi e a leggere, e riunioni editoriali per scegliere cosa pubblicare.
Poi sono arrivati gli editor, che prendono per mano lo scrittore, lo aiutano a riscrivere il libro, gli cambiano il titolo, tagliano, cuciono, sforbiciano (La solitudine dei numeri primi pare abbia avuto 6 editor).
Poi, siccome gli editor molto spesso non dipendono dalle case editrici ma lavorano in proprio, si sono inventati le scuole di scrittura. Tu paghi e c'è qualcuno che ti prende per mano e ti insegna a scrivere e spesso ti fanno pubblicare (è compreso nel prezzo) il tuo libro che puoi regalare a Natale ad amici e parenti.
Se invece sei un aspirante scrittore solitario puoi scrivere il tuo libro nella solitudine del tuo studio e mandarlo ad un'agenzia dove, ovviamente pagando, te lo leggono, eventualmente aggiustano, e lo presentano alle varie case editrici.
Il sistema funziona e si va specializzando anche se con qualche incidente di percorso. Era previsto per ottobre a Firenze il primo Festival dell'inedito. Sospeso dal momento che il Comune di Firenze ha ritirato il patrocinio in seguito ad una lettera di protesta di alcuni scrittori. Semplice e geniale il meccanismo: 130 euro per la valutazione  del manoscritto. Se selezionati con 400 euro si poteva accedere ad un pacchetto di servizi (spazio espositivo alla stazione Leopolda, eventuale pubblicazione online ecc.), aggiungendo la modica cifra di 100 euro mezz'ora di presentazione e con 150 anche la lettura da parte di un'attore.
E non pensino i lettori di essere al di sopra di questo meccanismo. Qualcuno si è accorto che nonostante scuole di scrittura, agenzie letterarie e festival i lettori stanno inesorabilmente calando. E allora niente di meglio di una bel corso di lettura creativa dove con la modica cifra di 500 euro per quattro incontri promettono di  "sviluppare la libertà del lettore affinchè il lettore trovi un suo canone e riesca a scegliere i libri più adatti".
Il magazine Finzioni fa giustamente notare che il loro sottotitolo è "progetto di lettura creativa" e che per di più è gratis.
Mi permetto di aggiungere che possiamo esercitare gratutitamente la nostra libertà di lettori più o meno creativi anche parlando di libri con gli amici, sui social network, in cosa alla cassa del supermercato e magari in biblioteca!